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Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 7 Agosto


















LA PERLA DEL VIAGGIO

Ci siamo, oggi è il grande giorno, finalmente è giunto il momento del must di ogni backpacker errante in Sud America: Machu Picchu.
Ore 3.30 ci si sveglia, si parte molto leggeri nonostante il freddo notturno per poter sopportare le decine di kilometri che ci aspettano e la calura del sole, nello zaino solo una gran scorta di cibo e di acqua per evitare i furti dei carissimi bar e ristoranti nelle rovine.
Siamo solo circa una metà del gruppo, i più valorosi, coloro che hanno ancora energie dopo i tre giorni veramente distruttivi e forza nelle gambe sempre più ricoperte da becconi e bubboni.
Ci sono già una cinquantina di persone ad aspettare l'apertura (tra 40 minuti) dei ponti di Aguas Calientes, quindi con altissima probabilità riusciremo a piazzarci tra i primi 400, a meno di farsi superare da troppi avversari salendo i 1700 gradini che ci separano dall'antica città fantasma.
I miei amici giocano a carte, io sono talmente stremato e stanco di stare in gruppo (il mio spirito solitario a volte fuori esce ed è incontrollabile) che rimango in un angolino ad ascoltare musica tremando di freddo e producendo pensieri di odio verso la massa di persone che aumenta di minuto in minuto.
Alle 4.30 il guardiano spalanca i cancelli e con un boato di entusiasmo la folla inizia la mitica salita della scalinata di Machu Picchu.
Perdo subito un sacco di posizioni, son talmente morto di stanchezza, freddo e sonno che non riesco a difendere il mio vantaggio, il flusso di persone è incredibile, le torce nel buio sembrano un branco di lucciole nella foresta.
Rimango solo con Ken, il mio nuovo amico giappo-australiano, ormai abbiamo un sacco di persone davanti a noi, probabilmente rischiamo l'accesso al Guyana Picchu, bisogna accelerare il passo.
Raccolgo le ultimissime forze che mi restano e mettiamo il turbo, in nemmeno mezzora di ritmo sostenuto e costantissimo superiamo una miriade di spompatissimi avversari che parititi in quarta, ora devono riprendere fiato lasciandossi sorpassare.
Alle 5.20, giusto al sorgere del sole, finalmente siamo ai piedi dei cancelli di Machu Picchu e abbiamo in pugno la nostra entrata per Guayna Picchu, abbiamo solo una ventina di persone davanti a noi mentre un signore distribuisce i pass per i bravi-fortunati.
Fa veramente freddo, non vedo l'ora che il sole riscaldi un po' l'aria, sono in pantaloni corti e ho le gambe congelate mentre invece ho la schiena in un bagno di sudore, colpevole di aver fatto la scalinata in giacca.
Poco a poco arrivano gli altri amici del nostro gruppo, anche loro ce l'hanno fatta.
La nostra guida per le rovine (che abbiamo conosciuto ieri nel ristornate) a questo punto dovrebbe presentarsi, ma magicamente da bravo sudamericano disorganizzato sembra magicamente scomparso, e la cosa è abbastanza grave visto che lui dovrebbe avere i nostri biglietti (40$ l'ingresso!). Fortunatamente un ragazzo peruviano del nostro gruppo ha il numero di Angelito, la guida che ci ha accompagnato nei tre giorni di scampagnata, lo chiama e ci dice di aspettare, quasi un'ora dopo si presenta dal nulla un altro ragazzo con i nostri biglietti e ci accompagna per guidarci a Machu Picchu.
Forse è questo il momento clou del viaggio: non solo sto per vedere la perla finale del mio giro in solitaria ma sono anche all'apice della mia stanchezza, fino a tre giorni fa mi emozionavo all'idea di essere guidato per tre ore per le rovine più famose del mondo, ora invece mi viene il voltastomaco, vorrei poter stare da solo e dormire un po'.
Tra un ritardo e l'atro il tour inizia alle 8, purtropo sono talmente stanco che quando varco le fatidiche porte della città non riesco nemmeno a provare emozioni, solamente un'incredibile fascino per la bellezza questa città rimasta sconosciuta al mondo fino ad appena 100 anni fa.
Il mio corpo è in uno stato di profondo caos, il mio cuore mi guida, cerca di coinvolgermi nella situazione, di farmi ascoltare il nostro mentore e apprezzare ogni cm quadrato di questa meraviglia, il mio cervello invece si spegne, non mi dà pace, non mi lascia stare a sentire le spiegazioni e salire e scendere per le immense scalinate.
Alle 13 finalmente la visita guidata finisce, per colpa del mio stanchissimo cervello non ho praticamente imparato nulla, le uniche cose che mi sono rimaste impresse sono gli errori grammaticali (da bravo peruviano) della guida.
Adesso il sole è fortissimo e fa veramente caldo; finalmente mangiamo, ho talmente tanta fame che faccio fuori quasi tutte le provviste della giornata. Purtroppo non mi posso neancora riposare, adesso o mai più devo iniziare la scalata al Guyana Picchu (obbligatorio entrare prima delle 13.30!)
I 1700 gradini dell'alba non sono nulla rispetto agli oltre 2000 di questa montagna, specialmente nelle mie attuali condizioni e sotto un sole che ti scioglie vivo. Sono proprio al limite, non voglio stare con nessuno, nonostante la ripidità della scalinata ed il mio stato comatoso raggiungo sfinito e sudato come non mai la cima del Guayna Picchu in tempo record, voglio guadagnare tempo, riposarmi e rivedermi con tranquillità le rovine.
Resto sulla vetta meno di cinque minuti, giusto il tempo di scattare qualche foto panoramica dall'alto, poi riprendo subito in fretta la discesa per evitare di ritrovare i miei amici, la discesa è molto meno dura ma ugualmente massacrante per il caldo insopportabile.
Rientro quindi a Machu Picchu in cerca di un posto all'ombra per schiacciare un pisolino, non è facile, è pieno di guardiani col fischietto che vigilano l'area, in certe zone non ci si può nemmeno sedere, alla fine sotto il muro dell'ex canale fognario trovo pace e in uno stato di ecstasy dormo fino alle 16.00.
Mi restano solo due ore per il mio tour by-my-own, ora che mi sento un po' più riposato posso apprezzare la città: magnifica, detto in parole estremamente povere e riduttive, mai visto una composizione di pietre così bella :D!
Poco prima della chiusura esco soddisfattismo anche se con un po' di rimorsi per averla visitata in condizioni fisiche estreme; in circa un'ora e mezza ritorno all'hostal di Aguas Calientes.
Mi ritrovo con i primi ragazzi in un bar, sembriamo tutti degli zombie ed i nostri polpacci ormai sono irriconoscibili dalle punture delle zanzare.
Ci beviamo un litro di birra gelata a testa, forse uno dei più buoni e beverini della mia vita (e di sicuro non per la qualità della birra), poi tutti in stazione per prendere il treno per Cusco (chi mai se la rifarebbe a piedi!?!?).
Il treno parte puntualissimo e nonostante la classe "Backpacker" il servizio è eccellente, i sedili comodi e pulitissimi, purtroppo però la classe BackPacker implica la presenza di backpackers, e la presenza di backpackers implica Inka Jungle Tour, il quale a sua volta molte ore di cammino e di conseguenza... PUZZA INFERNALE! In ogni caso non ho neanche il tempo di lamentarmi che magicamente mi riesco ad addormentare con la testa sul tavolo in meno di un minuto. Le due ore e mezza di viaggio volano.
Arrivati in stazione non è finita, siamo distanti dal centro di Cusco, manca ancora (non ne posso più!) un'ora di autobus, qui il gruppo si sgretola e ci separiamo tutti in base all'agenzia turistica di provenenienza, resto solo con Rafa, saliamo in autobus e ci addormentiamo di nuovo immediatamente.
A mezzanotte circa siamo finalemente nel centro storico, a due passi dall'ostello, l'unica cosa che io e Rafa riusciamo a dirci è "a domani!".
Dopo venti minuti di doccia bollente il sogno diventa realtà: vestiti puliti e letto!

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