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Benvenuti!

Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 31 Agosto

UN VIAGGIO INFERNALE

Ci si sveglia prestissimo, facciamo colazione a scrocco rubando del brownie al cioccolato lasciato incustodito nel bar dell'ostello sapientemente scovato da Paola; il pulmino dell'agenzia per Chetumal (la città messicana più comoda per arrivare nello Yucatán) ci passa a prendere.
Il viaggio si rivela un incubo: il pulmino è microscopico e senza condizionatore, finisco schiacciato come una sardina tra una ventina di turisti in una mini seggiolina pieghevole distante dal finestrino, a Paola va meglio, lei ha trovato posto nella prima fila di fianco all' autista. Si muore di caldo, per fortuna una ragazza spagnola impietosita dalle mie condizioni dopo qualche ora di viaggio mi cede il posto, leggermente più largo e arieggiato.
Oltre al caldo e al pessimo mezzo di trasporto, il viaggio è un supplizio: passiamo le frontiere del Guatemala, del Belize (uno stato di cui ancora pochi ne conosco l'esistenza) e poi finalmente del Messico, con ogni volta la relativa trafila del controllo pasaporti e bagagli (e povero autista che deve continuamente scaricare e caricare gli zaini per tutti nel portabagali sulla cappotta del pulmino).
Alle 15.30 circa arriviamo a Chetumal, dobbiamo aspettare circa tre ore per la partenza del pulman che ci porterà alla nostra prima meta caraibica, Tulum.
Alle 21.30 arriviamo a Tulum e troviamo alloggio presso un ostello in città (distante quindi dalla spiaggia) assieme ad una coppia catalano-francese conosciuta nel tragitto infernale Flores-Chetumal.
Andiamo a cenare con i nostri nuovi amici in un baracchino degli ottimi tacos (ormai erano quasi quattro giorni di astinenza!), poi dopo qualche birra a letto, da domani inizia la vacanza da italiano medio: mare e sole!

Giorno 30 Agosto












LA QUASI MARATONA

Si parte con i primi raggi di sole, oggi completamente coperto da dei gran nuvoloni che già da qualche ora hanno iniziato a sciogliersi in un bel acquazzone.
Ci aspettano ben 34 km da fare il più veloce possibile per poter riuscire a visitare Tikal, l'antica capitale maya che ci aspetta alla fine di questa super scampagnata, ho dormito malissimo e mi sento stanchissimo, l'unica consolazione è che è meglio camminare sotto la pioggia piuttosto che sudare sotto un sole cocente.
Il lunghissimo sentiero, immerso in migliaia di ettari di densissima giungla, è ridotto in fango e pozzanghere, i ponticelli per attraversare i ruscelli sono ormai tutti allagati per l'altissimo livello che raggiungono i corsi d'acqua in questa stagione, ma non c'è tempo per lamentarsi, bisogna quasi correre, l'obbiettivo è arrivare a Tikal non più tardi delle 14. Siamo perseguitati da sciami di zanzare e moscerini, ognuno di noi si porta dietro di sè una nuvoletta di insettini assetati di sangue. Non appena facciamo una breve pausa il padre di Vladimir accende un falò per scacciare per qualche minuto le zanzare e darci il tempo così di riprendere fiato senza essere punti o prendersi a schiaffi la faccia per ammazzare queste bestiole insopportabili.
Dopo circa sette interminabili ore di cammino spuntiamo sfiniti nel sito archelogico di Tikal, è stata una bella soddisfazione ma nemmeno questa volta la giungla mi ha saputo offrire le stesse emozioni delle prima volta, probabilmente per l'assenza di animali. Finalmente possiamo toglierci le scarpe e berci una meritatissima birra gelata.
Purtroppo siamo così stremati che non riusciamo a dedicare alle rovine la giusta attenzione che meriterebbero, quindi dopo nemmeno un'ora siamo nel pulmino di ritorno a Flores.
Dopo un'ottima cena e un po' di shopping etnico (amache) finalmente possiamo riposare su un vero letto anche se per poche ore visto alle 5.00 dovremo ripartire per tornare in Messico, ma stavolta è veramente l'ultima grande fatica, d'ora in poi spiaggia fino alla fine!

Giorno 29 Agosto









MORSI E SABBIE MOBILI

Alle 5.00 la guida, un ragazzo della mia età di nome Vladimir, passa a prenderci in ostello con mezzora di ritardo, morti di sonno ci accompagna alla macchina assieme a Miri (la ragazza israeliana convinta da Paola), all'autista e all'assistente guida, suo papà, un simpatico piccolo signore che per lasciarci il posto si stende nel bagagliaio.
Dopo circa un'ora di viaggio arriviamo al sentiero che ci condurrà al primo sito archeologico dell'escursione, El Ztoz, qui facciamo colazione con frutta e pesantissime tortillas di mais e avocado e conosciamo Marvin, il cugino della nostra guida, un ragazzino di 15 anni che ha il compito di badare a una mula che trasporterà i viveri per i due giorni di tour.
Il senitero non è difficile, ma gli oltre 30 gradi di temperatura e l'afa insopportabile rendono il cammino sfiancante. Ad un certo punto il ciglio del sentiero si fa stranamente più bianco, non ci faccio caso e lo calpesto, improvvisamente senza accorgermi comincio a sprofondare, passo dopo passo mi ritrovo sepolto fino ai polpacci, Marvin mi aiuta a risalire alla terra ferma e mi spiega che sono incappato in una piccola pozzanghera di sabbie mobili, wow, pensavo esistessero solo nei film!
Poco dopo devo fare pipì e per salvaguadre la mia privacy mi addentro di pochi metri nella selva (che nonostante le piante tropicali non mi sento di chiamarla giungla): giusto il tempo di riporre i gioielli di famiglia al loro posto e mi sento mordere sul polpaccio. Il dolore è lancinante e spaventatissimo chiedo aiuto a Vladimir, sono terrorizzato, ho paura di essere stato morso da un serpente. Fortunamente dopo una rapida diagnosi figlio e padre non hanno dubbi: la bestiolina mi ha provocato solo un buco e non perdo sangue, deve trattarsi quindi di una puntura di un bruco, me la cavo con un po' di gonfiore e un acutissimo bruciore che in qualche ora svanisce.
Dopo circa 12 km arriviamo sfiniti (più per il caldo che per la fatica) all'accampamento, un piccolo rifugio in mezzo alla giungla usato sopratutto dai biologi per i loro studi. Siamo soli, oltre a noi ci sono solamente i due guardiani del rifugio.
Dopo un bel pranzetto cucinato dalle sapienti mani del papà di Vladimir facciamo una breve siesta nelle amache a disposizione ricavate da dei sacchi di plastica di patate.
Nel pomeriggio visitiamo El Ztoz, un'antica città maya edificata da uno dei primi nuclei di maya che si disgregarono dalla società, provocando un po' alla volta la scomparsa di tutta la civiltà, poi saliamo fino alla vetta di una collina per ammirare dall'alto la giungla che attraverseremo domani.
Ormai il tramonto sta scendendo e come vuole la leggenda i pippistrelli cominciano ad uscire dalle loro tane in cerca di cibo, ci dirigiamo quindi alla loro grotta, una lunga fessura sotto un cumulo di macigni ed assistiamo ad uno spettacolo a dir poco incredibile: decine di migliaia di pippistrelli svolazzando nel cielo sopra una montagna di escrementi, mozzafiato!
Torniamo al rifugio, ci laviamo con delle docce ad acqua piovana e ceniamo, il piccolo cuoco si dimostra infallibile.
Dopo una scorpacciata di grasse risate montiamo amache e zanzariere sotto una tettoia, non sono nemmeno le 21 ma ci meritiamo una bella dormita!

Giorno 28 Agosto









IN GUATEMALA

Anche i nostri nuovi amici francesi vengono con noi a Flores, la nostra prima meta guatemalteca, si parte prestissimo ed arriviamo a destinazione alle 14 circa.
L'accoglienza in Guatemala non è tra le migliori: alla frontiera ci sono un branco di truffatori che cercano di convincere i turisti più ingenui a cambiare i loro soldi ad un tasso estremamente sconveniente, mentre nelle porte dei negozi è affisso un cartello "vietato l'ingresso con armi" (vedere foto).
Alloggiamo in uno dei più bei ostelli (anche se non proprio tra i più puliti) del viaggio: atmosfera alla Indiana Jones, tante amache e lettini.
Abbiamo giusto il tempo per vedere un po' la città (nulla di speciale, un piccolo paesetto colorato con un lago), portare un po' di vestiti in lavanderia (finalmente) e cercare di organizzare un tour nella giungla per camminare un po' nella selva di Apocalypto (il film di Mel Gibson) e visitare Tikal, l'antica capitale maya.
I prezzi sono delle vere e proprie mazzate, alla fine troviamo una buona offerta, due giorni per 80$ tutto incluso (solo l'entrata a Tikal costa circa 20$) ma dobbiamo trovare almeno un'altra persona per raggiungere la quota minima per partire.
Ci pensa Paola, grazie ad un'intensissima attività di marketing (e qui si scopre una sua utilissima virtù finora celata!) fermando qualsiasi essere vivente dai tratti caucasici riesce a convincere una ragazza israeliana ad aggiungersi e a pagare.
Ceniamo nel bellissimo bar-ristorante dell'ostello con i ragazzi francesi, poi a nanna visto che tra poche ore ci aspetta una levataccia orribile (ore 4.00).

Giorno 27 Agosto








VERSO IL GUATEMALA

La settimana scorsa abbiamo deciso di trascorrere alcuni giorni in Guatemala visto che stiamo rispettando la tabella di marcia e vogliamo un timbro in più nel passaporto.
Stamattina quindi faremo una breve scampagnata nella giungla (anche se a mio avviso si rivelerà una vera delusione, ma Paola ha tanto insistito...) e domani partiremo per il Guatemala.
Stanotte abbiamo rischiato un infarto: in un profondo stato di sonno siamo stati svegliati dal tuono più potente che avessi mai sentito in vita mia, sembrava giusto sopra il nostro tetto, tant'è che le lamiere della nostra casetta hanno perfino tremato, una vera bomba.
Dopo colazione arriva la guida per la camminata, un altro maya in tunica bianca che sembra vivere in un altro mondo. Questa volta, al contrario delle mie precedenti esperienze, non ci vengono forniti stivaletti in gomma anti fango e serpenti, anzi, il santone ci consiglia di camminare a piedi nudi, perchè le "scarpe fanno puzzare i piedi"... sarà...
Siamo in gruppo con una coppia di messicani sulla cinquantina e due ragazzi francesi, ai quali dobbiamo fare da interpreti perchè non parlano spagnolo (ma forse dovrei dire la stessa cosa della guida...), i ruscelli sono tutti straripati per le fortissime piogge stagionali ed ogni cinque minuti dobbiamo toglierci le scarpe per non inzupparle, non c'è traccia di vita animale, le uniche attrazioni sono un paio di cascate, una vera noia di scampagnata, esattamente come me l'aspettavo.
Tornati al villaggio pranziamo e schiacciamo un pisolino, poi nel pomeriggio andiamo a bere qualche birra con i nostri amici francesi, che scopriamo essere ebrei e quindi essendo venerdì prima di cena devono fare dei rituali con un piccolo copricato improvvisato con una salvietta.
Dopo la solita striminzita cena facciamo un paio di partite a scopone scientifico con i francesi ma senza birra perchè abbiamo finito le scorte alcoliche al maya pazzo, dopodicchè non ci resta che andare a letto sotto un dulivio universale, finalmente domani ci schiodiamo da questo noiosissimo villaggio.

Giorno 26 Agosto











ALTRE ROVINE MAYA

Ci svegliamo alle 5.40, alle 6.00 siamo già in pulmino, destinazione Yaxchilán, una città maya sulle sponde del río Usumacinta, il fiume che separa il Messico dal Guatemala.
Dopo qualche oretta di pulmino, con sosta per una colazione a buffet in un bar sperduto (la miglior colazione del viaggio: frutta fresca e succhi d'ogni tipo, burritos, riso, cereali, uova e mille cosette da spalmare) arriviamo a Yaxchilán, facciamo mezzora di navigazione sul fiume ed accediamo le rovine.
Le rovine meritano, anche se sono molto simili a quelle di Palenque (piramidi maya nella giungla) e conosciamo quattro ragazzi italiani, due tipici milanesi e due tipici napoletani, c'è da morire dal ridere ad ascoltarli, sono proprio gli stereotipi delle rispettive città, mi sento proprio in Italia.
Nel pomeriggio andiamo a visitare il secondo ed ultimo sito archeologico della giornata, Bonampak, ma non è nulla di speciale.
I nostri amici tornano a Palenque, noi invece proseguiamo verso Sud diretti alla selva Locandona, un piccolo villaggetto nel mezzo della giungla dove passeremo la notte in una capanna.
Qui muoriamo di noia, non c'è proprio nulla da fare, se non bere qualche birra nell'unico bar del paesino a prezzi europei assieme ad una simpatica coppia tedesca.
Il proprietario del bar è un maya in tunica bianca strabico e dallo sguardo perso, ridicolo ed inquietante allo stesso tempo.
Approfitto del tempo libero per lavarmi qualche maglietta visto che con la fortissima e incessante umidità della zona tutta la mia roba comincia a puzzare di morto, ma il mio detersivo da viaggio stavolta non sembre essere così efficace.
Non ci resta che cenare con uno striminzito piatto di riso e quesadillas, togliere il "bucato" dagli stendini prima di essre rilavato dall'immancabile acquazzone notturno ed andare a dormire.

Giorno 25 Agosto













PIETRE E FORESTA

Oggi siamo carichi ed alle 7.30 ci viene a prendere il pulmino dell'agenzia per portarci a visitare le rovine di Palenque, una città maya completamente immersa nella giungla. È consigliabile andarci di prima mattina per non morire dal caldo afoso di questa regione tropicale del Messico.
Il sito archeologico è in assoluto il più bello che abbiamo finora, non tanto per le costruzioni che seppur interessanti sono molto simili a quelle dei giorni scorsi, bensì per il contesto, ettari ed ettari di vegetazione verdissima, alberi giganti e cascate spettacolari.
Conosciamo una coppia di toscani e proseguiamo il giro con loro, visitando la cascata di Misol-ha ed il torrente di Agua Azul (chiamato così perchè l'acqua dovrebbe essere azzurra ma purtroppo nella stagione delle piogge è marrone...).
Dopo una bel pranzone messicano ci salutiamo, i nostri nuovi amici se ne vanno a San Cristobal, mentre toi torniamo a Paleque per l'ultima notte di grandi piogge e bevute con i compagni d'ostello.

Giorno 24 Agosto

IL RECUPERO

Oggi il programma è molto semplice: sperare in un veloce recupero di Paola, chiamare l'assicurazione medica italiana per avviare il processo burocratico per la restituzione dei soldi che dovrà versare alla clinica e cercare un ostello per la notte.
Contattare l'assicurazione si rivela un incubo: impossibile trovare un Internet cafè con Skype, gli impiegati della compagnia si rimbalzano il caso a vicenda ed i dati necessari non sembrano mai bastare, impiego circa cinque ore per concludere il tutto.
Trovo un bell'ostello lussuoso e molto "giungloso", perfettamente in tema con l'atmosfera della città.
Paola alle 16 viene dimessa, è come nuova, bravi lei, il medico e le infermiere.
Ci resta il tempo per visitare l'insignificante cittadina, organizzare i tour dei prossimi giorni (che include essere presi di sorpresa da un diluvio e tornare a casa completamente fradici) e fare amicizia con dei ragazzi dell'ostello nel più bel bar che finora ho visto in Messico.

P.S. Oggi comunque è stato un giorno di grandi soddisfazioni: il responsabile di un tour operator ci ha salutato per la prima volta con un bellissimo "Ándale Ándale" alla Speedy Gonzales, finalmente!

Giorno 23 Agosto








IL FIUME DISCARICA

Ultimo giorno a San Cristobal, ci si sveglia presto per andare a vedere la principale attrazione della provincia: il Cañon del Sumidero, una gola fino ai 1400 metri d'altezza attraversata da un fiume, famosa non solo per la sua maestosa bellezza ma anche per essere stato il luogo del suicido di massa di molti aztechi che si gettarono dal punto più alto pur di non rimanere prigionieri dei conquistadores.
L'escursione consistente in una navigazione di circa un'ora del fiume: il cañon è un vero spettacolo naturale, imponente, pieno di cascate e ricco di fauna (scimmie e coccodrilli sopratutto), ma non passano dieci minuti che assistiamo ad uno spettacolo riprovevole: siamo nella stagione delle piogge e tutti i rifiuti abbandonati sulle cime del cañon con i forti acquazzoni cadono e si accumulano nel fiume, il risultato sono due chilometri di discarica galleggiante, un vero paradiso per gli uccelli saprofagi che divorano le carcasse animali sparse tra quintali di bottiglie di plastica. Fortunatamente quest'area è circoscritta e qualche chilometro dopo l'acqua torna ad essere azzurra e possiamo concludere in bellezza il tour ammirando delle cascate meravigliose.
Tornati a San Cristobal, Paola, che già da qualche giorno soffre di problemi intestinali, oggi sembra stare più male del solito, il suo pancino non ne vuole sapere di metabolizzare nè cibo nè acqua... Da bravi incoscenti strigiamo i denti e prendiamo l'autobus notturno per Palenque, mai scelta più sbagliata: per la mia amica si rivela un vero incubo, cinque ore di vomito.
Finalmente con un gran sospiro di sollievo arriviamo a Palenque, tanto per cambiare sotto un acquazzone. Paola è veramente stremata, cerchiamo immediatamente un ospedale, per fortuna è ad un minuto dalla stazione ma come in una barzelletta di cattivo gusto è chiuso, ci sono una cinquantina di persone disperate sotto il corridoio del pronto soccorso aspettando l'apertura.
Non resta che fermare un taxi e farci portare in una clinica privata, stavolta ci va meglio, meno male, la mia amica è talmente tesa per la disidratazione che ha le braccia semi paralizzate, mi sento abbastanza spaventato anche se molto fiducioso
nel dottore che ci assiste.
La diagnosi è un'infezione intestinale con conseguente disidratazione acuta. Paola viene sedata e messa sotto flebo in una stanza privata, ci sono due letti e resto a dormire con lei.