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Benvenuti!

Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 31 Luglio
















ULTIME ORE DI BOLIVIA

Ci alziamo alle 7, facciamo colazione (che tristezza rispetto a quella dela giungla!)e prendiamo un taxi per andare in stazione degli autobus.
Non abbiamo il biglietto ma siamo fortunati perchè alle 8.30 siamo già in viaggio verso Copacabana, la sponda boliviana del mitico lago Titicaca.
Facciamo un giretto per la città e prendiamo il biglietto per navigare il lago fino all'isola del Sol, la più grande del Titicaca, lì dovrò dare l'ennesimo addio perchè io ed Eneritz ci separeremo, visto che lei passerà la notte nell'isola mentre io domani andrò diretto in Perù.
Dopo più di un'ora navigazione attracchiamo, decido di seguire una guida locale assieme ad altri ragazzi del battello, mentre Eneritz deve assolutamente trovare un ostello per lasciare giù il pesantissimo zaino: ci salutiamo qui, è stata un'ottima compagna di viaggio, la più duratuta assieme a Felix.
La guida, che parla con estrema difficoltà spagnolo (qui officialmente si parla solo Quechua) ci spiega le origini del lago e dei primi abitanti di questa piccola isola, i quali normalmente vivono più di 100 anni, attualmente c'è un signore che ne ha più di 120.
Dopo un'ora mi sento già soddisfatto della mia visita e prendo assieme delle ragazze svizzere (le quali essendo fresche di Perù mi danno parecchie dritte) il battello di ritorno.
Ho giusto il tempo di trovare un hostal (orribile ma funzionale: doccia calda + camera singola 1.80 €), cenare e andare a dormire la mia ultima notte in Bolivia, paese che inaspettatamente mi ha dato tantissimo con pochissimi soldi.

Giorno 30 Luglio







I DELFINI ROSA

Dopo l'ultimo straordinaria colazione del nostro caro cuoco, alla quale mi devo subito disabituare per non deprimermi una volta tornato alla realtá, andiamo di nuovo alla zona dei piraña di ieri per riprovare a pescare. Anche stavolta non abbiamo fortuna, solo dopo quasi un'ora Quique riesce a pescarne uno, giusto per fare qualche foto.
Lo sfortunato pesciolino poco dopo diventa spuntino per un caimano grazie al coraggio della nostra guida che, avvicinandosi ad un esemplare di dimensioni importanti glielo dà in pasto per farci ascoltare il suono della chiusura delle fauci: un botto impressionante.
Prima del pranzo abbiamo tempo per l'ultimo bagno nel fiume, stavolta in compagnia di uno dei più rari ed incredibili pesci del mondo: il delfino rosa.
Dopo averne avvistato due adulti ma non essere riusciti a toccarli per la loro velocità abbiamo la "triste fortuna" di vederne uno bebè nella bocca di un avidissimo caimano affamato.
Ci asciugamo e andiamo a pranzo, prepariamo tutte le nostre cose e ripartiamo per Rurrenabaque con molta fretta, tutti (eccetto il giapponese) abbiamo l'areo per La Paz alle 18.00.
Arriviamo in ritardo e il personale di terra del minuscolo aeroporto ci rimprovera, tra noi e i nostri vicini di bungalov occupiamo 15 dei 19 posti disponibili dell'aereo.
Alle 18.30 siamo a La Paz, ed io ed Eneritz decidiamo di seguire le cilene al loro ostello per finire in bellezza i tre giorni di giungla.
L'ostello è un po' caro, ma è senza alcun dubbio il più bello e (relativamente) lussoso di tutto il viaggio. L'unica pecca è l'atmosfera: ancora una volta schifosamente inglese.
Dopo un paio di birre ci salutiamo e andiamo a letto, purtroppo tutto ciò è bello dura poco e questo grandissimo gruppo ora deve seprarsi: le ragazze andranno alla Carretera della muerte, io ed Eneritz a Copacabana.

Giorno 29 Luglio
















ANACONDA

Ore 5.00 sveglia e alle 5.30 in collina per fotografare l'alba: sembra di vivere nel cartone de "Il re leone". Non ci sono ancora animali ma c'imbattiamo in un nido di struzzi, poi si torna ai bungalov e possiamo riposare un pochino fino all'ora della colazione.
Il nostro cuoco é formidabile: oltre al solito "pattern" pane/marmellata/caffé c'ha preprato frittelle, omelette, pancacke, papaya, arance, anguria e melone. Come dicono le cilene "Tu si che sai far cominciare bene le giornate!"
Finalmente con la pancia piena si parte con l'attivitá clou di oggi: la caccia all'anaconda.
Dopo una mezzoretta di barca attracchiamo e iniziamo una lunga passeggiata di circa un'ora per stagni e campi di erbacce. Ci sono un sacco di alligatori e bisogna fare attenzione, non sono pacifici come i caimani. Per testimoniare il fatto c'é una carcassa ancora fresca di un caimano che la settimana scorsa alcune guide dovettero uccidere per aver attaccato una ragazza tedesca mordendole una gamba (hanno dovuto staccargli la testa perché aprire la bocca a un caimano é pressoché impossibile, esercita una forza di circa 500 kg...).
Arriviamo quindi a una specie di campo sterminato fangosissimo, si sprofonda quasi fino alle ginocchia.
Anche se abbiamo degli stivaletti in gomma per non sporcarci solo io ed il giapponese riusciamo a raggiungere l'altro lato del campo senza macchie: le ragazze un po' alla volta scivolano una dietro l'altra o perdono gli stivali con il riusucchio della terra appiccicosa bagnata.
Alle 11 circa arriva il momento tanto aspettato: siamo nella palude delle anaconde. Ci sono anche altri due gruppi di ragazzi, tra cui i nostri vicini di bungalov e le guide ci avvertono (stavolta senza scherzare) che per trovare anaconde ci vuole molto occhio (si mimetizzano con il fango) e abbastanza fortuna.
Il sole é molto forte e le cilene e alcune ragazze degli altri gruppi sono stremate dalla scampagnata, quindi iniziamo la ricerca solo in pochi.
Quique ci dá un'ora di tempo, se non troveremo nulla (l'ultima anaconda é stata avvistata tre giorni fa) dovremo tornare a casa a mani vuote. Il tempo passa e la ricerca si fa sempre piú difficile, fa molto caldo ed é molto faticoso camminare nel fango, ormai é ora di andare, quando ad un certo punto noto che in un punto la terra si fa come a squame. Resto immobile, seguo con l'occhio le squame, ora cambiano colore, sono viola, non c'é dubbio, é il corpo di un'anaconda! In un mix di emozione e paura chiamo a squarciagola Quique, il quale capisce tutto al volo e mi dice di non muovermi correndo verso di me. Poi sussurrando e camminando molto lentamente si avvicina mentre con il dito gli indico il punto esatto del seprente. Fa un cenno con l'occhio, invita tutti a stare zitti e poi come un vero predatore passa dala quiete all'attaco: con una velocitá incredibile immerge le braccia nel fango e nemmeno due secondi dopo ha due metri e mezzo di anaconda tra le mani!
Cominciano le urla di esultanza, di stupore e di paura, Quique gioca un po' con il biscione e poi lo lascia ad un'altra guida, é felicissimo, come se fosse lui a non aver mai visto un'anaconda, mi abbraccia ridendo e si congratula "Bravissimo Enrico, grazie mille!". Portiamo l'anaconda dalle ragazze per mostrarlo a tutti e farci le foto, tutti mi ringraziano, ma è stata solo fortuna.
Ho l'onore della prima foto, ho sempre avuto tantissima paura dei serpenti ma oggi la voglio superare e l'afferro per la coda, pesa almeno 10 chili e quasi mi scappa, due o tre foto e poi la cedo volentieri ai miei compagni.
Dopo tutto il via e vai di foto torniamo alle barche, ma prima di accendere il motore Quique ci invita a buttarci vestiti nel fiume per rinfrescarci un po', lo seguiamo senza pensarci due volte.
Belli inzuppati torniamo al campo base, ci cambiamo e ci strafoghiamo di cibo (ancora una volta eccellente) e schiacciamo una siesta all'ombra di una capanna nelle amache guardando i coccodrilli nel fiume.
Alle 16 si parte per l'ultima attivitá del giorno: pescare pirañas. L'attrezzatura non é proprio tra le migliori e i pesciolini riescono sempre a mangiarsi i brandelli di carne sanguinante senza farsi acchiappare, quindi visto che fortunamente non dobbiamo provvedere noi alla cena lasciamo perdere per andare a vedere il tramonto nel "centro" delle Pampas, ossia un campo da calcio e una capanna-bar dove molti gruppi vanno a rilassarsi aspettando la sera.
Torniamo ai nostri bungalov e dopo cena prendiamo la barca per andare in un'altra capanna-bar (la piú esclusiva, con luce fino alle 23 e con oltre alla birra rum, ma come sempre non c'é ghiaccio!)
Facciamo però una sosta fuori programma: Quique improvvisamente ferma la barca e ci fa scendere, immerge le mani nel fiume ed estare qualcosa: è un caimano cucciolo! Sembra un giocattolo ma in realtà é meglio non lasciarsi mordere le dita, i denti sono affilati come coltelli. Uno ad uno lo prendiamo in braccio e ci scattiamo foto, purtroppo non ho la macchinetta con me, spero che i miei compagni mi facciano avere le foto.
Una volta liberato il povero e spaventato cocodrillino raggiungiamo il famoso bar per festeggiare (purtroppo) l'ultima notte assieme ai nostri vicini di bungalov.

Giorno 28 Luglio






























WELCOME TO THE JUNGLE!

Ho dormito malissimo. I finestroni senza balconi e vetri che ieri mi sembravano una figata in realtá si sono rivelati essere un incubo: c'é stato un vento pazzesco per tutta la notte che nemmeno le enormi e pesantissime tende di velluto riuscivano a bloccare gonfiandosi come vele, mi son dovuto alzare tre volte per costruire un improvvisato sistema di bloccaggio tende con le sedie e Zainone.
Comunque, sono talmente felice ed emozionato che non sento la stanchezza, alle 8.30 arrivo in agenzia. Eneritz é giá lí, appena scesa dall'autobus dopo 18 ore di viaggio assieme agli altri compagni del tour. Ci presentiamo: ci sono cinque ragazzine di Santiago e un giapponese che non parla né inglese né spagnolo.
Finalmente si parte, ci aspettano circa tre ore di pulmino fino al porto da dove inizieremo la navigazione del fiume nelle Pampas (parte pre-tropicale della foresta Amazzonica) boliviane.
Fin dai primi minuti mi accorgo di essere capitato in un gran gruppo (giapponese a parte, anche se comunque fa dei grandi sorrisoni): le ragazze sono veramente simpatiche e non sono adolescenti, hanno 22 anni, sono tutte imparentate l'una con l'altra (sorelle o cugine), educatissime, di famiglia bene cilena.
Dopo esserci fermati solo per un pranzo nel ristornate piú "selvaggio" che abbia mai visto con un bambino che ci rompeva il cocco con il machete, alle 14 circa aiutiamo l'autista e la guida a scaricare il pulmino dai nostri zaini e i viveri per i tre giorni e carichiamo tutto su una barchetta sotto un sole cocente (che bello poter stare in jeans corti!).
L'autista torna a Rurrenabaque e ci lascia con la guida, la quale si occuperá anche di guidare la barca: si chiama Quique ed é un veterano della zona. Ci spiega subito che le agenzie pur di vendere i tour promettono ai turisti di vedere animali che in realtá difficilmente escono allo scoperto, per esempio i caimani, a suo avviso ormai scomparsi dalla vita intorno al fiume.
Partiamo quindi con la navigazione un po' disillusi e dopo solo 200 metri l'incredibile: una miriade di caimani che fanno il bagno o che prendono il sole a bocca aperta nella riva, guardiamo Quique perplessi mentre il suo volto non riesce a trattenere un sorriso: c'aveva palesemente presi in giro.
Proseguendo in barca vediamo una miriade di altri animali: capivoras (enormi castori di un metro di altezza), pappagalli, tucani e piccoli serpenti.
Ad un certo punto ci sono parecchie barche ferme ad ammirare un branco di scimmiette su un albero incuriosite dai tanti turisti. Ci fermiamo anche noi per scattare foto, poi, non appena le altre barche ripartono Quique tira fuori da una borsetta una banana: non fa a tempo a sbucciarla che le scimmie ci assalgono la barca come pirati e le ragazze cominciano a urlare spaventate come pazze. Quique allora rompe la banana in pezzi e li tira nei capelli delle povere compagne di tour: le scimmie si fiondano nelle folte chiome delle ragazze come se non mangiassero da giorni ed é l'apoteosi: io ed Eneritz quasi ci soffochiamo dal ridere ed anche le piccole cilene poco a poco cominciano a divertirsi e ad accettare lo scherzo.
Dopo tre di viaggio arriviamo alla zona dei bungalov, che sará il nostro campo base, qui scarichiamo i bagagli e i viveri, conosciamo il cuoco e ci rilassiamo un po' nelle amache.
Questa specie di residence tutto in legno in mezzo alla giungla é rudimentale ma terribilmente affascinante e anche se chiaramente é abbastanza limitato si trova veramente in buone condizioni, trasmette pace e rispetto per la natura, sarebbe il posto perfetto per morire.
Alle 19 proviamo subito la cucina del nostro cuoco, sorprendetemente buona, dopodicché (é giá buio) facciamo una piccola navigazione notturna.
Il fiume di notte é uno spettacolo naturale, da rimanere a bocca aperta, é come una strada buia: l'asfalto é l'acqua e i cartarinfrangenti dei guard-rail sono gli occhi arancioni dei coccodrilli che si illuminano.
Siamo tutti incantati, sembra un bosco delle favole, ma ad un certo punto il momento magico si interrompe bruscamente prima con il rumore di una secchiata d'acquata tirata contro la nostra barca e poi con il conseguente urlo di terrore delle cilene, tutti non capiamo che cosa stia succedendo, ma Quique risolve il mistero: l'uccellone (piú grande di un pavone) sopra le nostre teste é andato di corpo! Ancora una volta muoio dal ridere.
Quique ad un certo punto spegne il motore e ci fa stare 10 minuti in silenzio per farci ascoltare solo "la voce" della foresta: é un concerto rilassantisimo di grilli, scimmie ed uccelli notturni, rospi, uno dei momenti di pace piú intensi della mia vita, senza dubbio. Torniamo ai bungalov facendo sosta in una capanna-bar per prendere qualche birra. Mi trattengo un po' con Quique ed Eneritz per chiacchierare un po', poi andiamo a dormire perché domani vogliamo svegliarci prestissimo per vedere il sorgere del sole.

Giorno 27 Luglio

UN PO' DI RELAX

Oggi finalmente ho una giornata tranquilla: devo solo andare a recuperare la T-shirt ricordo del tour in mountain bike presso l'agenzia, prenotare il viaggio per la giungla e visitare le ultime cose di La Paz.
Recupero la maglietta e vado nella stessa agenzia di Eneritz per poter fare il tour nella selva con lei, per puro caso c'è anche lei, ma faccio appena in tempo a salutarla visto che lei andrà fino a Rurrenabauqe (la città boliviana più vicino all'Amazzonia) in autobus, mentre io prenderò un aereo nel primo pomeriggio.
Ho l'aereo alle 15, quindi faccio l'ultimo giretto per La paz, visito il museo della coca (non troppo emozionante: solo foto!), mangio e prendo un taxi per andare in aeroporto, il più alto del mondo.
Faccio il check-in, poi circa dieci minuti prima della partenza perdo il biglietto aereo! Per fortuna la ragazza strappa-biglietti del gate è esattamente la stessa riciclata del desk della compagnia, quindi mi riconosce e mi lascia passare.
L'aereo è di soli 18 posti, minuscolo e una volta decollato al primo soffio d'aria sbalza come se fosse un fazzoletto di carta! Il volo comunque è piacevole, siamo partiti cosí alti che quasi sembra di volare a pochi kilometri da terra mentre le ali sembrano sbattere contro le altissime vette boliviane, ma la cosa migliore di tutte è l'atterraggio: completamente nella giungla! Non ci sono hangar, altri aerei, tecnici, ma solo palme e altra vegetazione tropicale, l'"aeroporto" è una capanna, senza bar, ristoranti, sale d'attese, solo una stanza per il check-in e un'altra per la biglietteria.
Scendo dall'aereo completamente incantato dal paesaggio, finora la giungla l'avevo vista solo nei film, per me è uno spettacolo incredibile. Inoltre, per la prima volta nel mio viaggio fa veramente caldo! Siamo oltre i 25 gradi!
Il biglietto aereo include il passaggio in bus dall'aeroporto al centro, quindi appena recuperato il bagaglio direttamente da un furgoncino (non ci sono nastri!) mi dirigo con gli altri passeggeri in città.
Rurrenabaque è fantastica: poche stradine sterrate in mezzo alle palme, sembra tutto selvatico nonostante i numerosi hotel e ristoranti turistici. Mi viene una voglia terribile di mojito.
Appena sceso dal bus un gigantesco e sorridente signore in scooter grida il mio nome: è il padrone dell'agenzia locale operatrice che mi deve far sbrigare delle pratiche. Per accompagnarmi al suo ufficio mi fa salire dietro in motorino: mi sembra di vivere in un'altra dimensione.
Cominciano a scarseggiarmi vestiti puliti, avrei bisogno di fare una lavatrice ma è tardi e domani mattina parto per il tour in prima mattinata e non riuscirei a passare in lavanderia per recuperarli.
Cerco quindi un albergo, mi sento così a mio agio in questo posto che per una volta (visti i prezzi) non voglio ostelli in camerata comune, voglio tranquillità e godermi la natura di questo meraviglioso paesetto in una camera tutta per me. Ne trovo uno un po' spartano ma incredibilmente unico: poche camere ma gigantesche, tutto di mattoni e legno, i tetti sono di paglia, ci sono porte ma non finestre, o meglio non ci sono vetri e balconi, ma solo enromi tende per coprire dei cornicioni quadrati nelle pareti che danno a una vista spettacolare sul fiume.
Lascio giù i bagagli e dopo quasi UN ANNO posso andare a cena in costume e ciabatte! Dopo un po' di Internet torno nella mia super camera per addormentarmi ascoltando i grilli e gli uccelli notturni, che pace!

Giorno 26 Luglio











LA STRADA DELLA MORTE

Dopo aver fatto colazione alle 8.30 passa puntuale il pulmino dell'agenzia.
Anche qui non c'è scampo, sono circondato da inglesi, mi sento esattamente come in ostello, per fortuna in mezzo a tanti biondi pallidi intravvedo dei tratti alquanto familiari: potrei scommeterci 100 euro, quella è una faccia basca. E non mi sbaglio, è una viaggiatrice solitaria coetanea di Bilbao, si chiama Eneritz, che casualemnte ha gli stessi miei programmi per i prossimi giorni ed anche lei è stanca di non poter parlare spagnolo in Bolivia.
Tre ore dopo volate chiacchierando raggiungiamo la vetta del monte da cui parte la celebrerrima Carretera de la Muerte, la cui triste fama (come recita il nome, strada della morte) è dovuta al fatto che fino a 5 anni fa (quando fu chiusa al traffico grazie all'apertura della nuova strada) morivano circa 200 persone all'anno in incidenti stradali a causa delle condizioni terribili della strada (sterrata, larga non più di 5 metri, curve a 90 gradi e sopratutto uno strapiombo di 4000 metri!!!).
Prima di iniziare la gran discesa (circa 60 km dai 4500 ai 1000 metri) le guide ci danno uno spuntino e ci fanno un piccolo briefing di sicurezza, dopodicchè ci consegnano bici e protezioni.
Vista la criticità del percorso ieri ho preferito pagare un po' di più per stare con un'agenzia REALMENTE sicura e che mi fornisse una super bici, la differenza con i gruppi di agenzie più economiche si nota immediatamente: mi danno gomitiere, ginocchiere, casco integrale e bici a tripla sospensione e freni idraulici!
Finalemnte si parte ed è pura adrenalina, specie quando la guida di testa fa segno di poter lasciarsi andare, la vista è incredibile e l'emozione di saltare in mountain bike a 60 km/h circondato da piante di caffè, banane e coca a solo un metro da un burrone profondo 4 km non ha prezzo. Ogni tanto c'è anche qualche croce in memoria dei ciclisti che il fondo del burrone l'hanno anche toccato.
A mano a mano che si scende la temperatura si alza, l'altezza diminuisce ma l'adrenalina no. Ogni tanto qualche compagno di gruppo cade, ma mai nulla di grave, una volta ogni ora circa ci fermiamo per fare l'appello e mangiare qualcosa.
Alle 15.00 siamo quasi arrivati alla meta, ossia la città di Coroico, dove ci aspetta un buffet come pranzo e un bagno in piscina, ormai sento di avercela fatta quando a pochi kilometri dal traguardo mi sconcentro e in un curva perdo completamente il controllo della bici: una frazione di secondo dopo sto baciando una parete di roccia. Ho preso una bella pacca in faccia ma il casco integrale mi ha letteralmente salvato naso e bocca, me la cavo con un paio di grafi e escoriazioni nelle braccia. Due minuti dopo sono di nuovo in sella e finalmente arrivo al ristorante.
Dopo aver mangiato carichiamo le bici e torniamo verso La Paz, mentre una delle due guide per strada fa fermare il pulmino per comprare tre litri di rum e cola e un paio di birre: tra musica e alcol il pulmino si trasforma in un bar, si ride, si scherza, l'ambiente a un certo punto degenera completamente ed ogni 10 minuti qualcuno deve scendere per andare in bagno! Ci mettiamo quasi 5 ore, la guida (un ragazzo di circa 25 anni) è talmente ubriaca che non riesco a salutarlo perchè è in uno stato di sonno profondo.
Mi metto d'accordo con Eneritz per andare insieme nella gingla e vado a letto sfinito ma soddisfattissimo, è stato un giorno memorabile.

P.S. Le foto non sono un granchè, ma scendendo le guide dei vari gruppi ci hanno fatto varie foto e video che c'hanno lasciato in un CD alla fine del tour, spero di riuscire a pubblicare qualcosa per rendere di più l'idea...

Giorno 25 Luglio













LA PAZ

Alle 6.00 puntuale (stranamente) l'autobus arriva a La Paz.
La stazione non è lontana dal centro e si incomincia a intravvedere l'alba, decido quindi di andare in ostello a piedi, accompagnato da altri ragazzi del mio stesso autobus.
L'ostello è il più grande di La Paz, bellissimo, pulitissimo, l'unica cosa l'atmosfera: sembra di essere in UK, tutti (tranne le donne delle pulizie) sono inglesi o irlandesi e ciò mi irrita.
Vado in stanza per lasciare giù lo zaino e indovinate chi trovo? Felix e gli altri tedeschi, li sveglio per importunarli un po' ma sono talmente assonnati che a malapena riescono a sorridermi.
Dopo aver rubato come sempre la colazione, verso le 7.30 comincio subito il giro della capitale munito dell'immancabile cartina.
Ormai il gelo è solo un brutto ricordo, alle 9 circa posso togliermi giacca e felpa e passeggiare in maniche corte.
La Paz è proprio una bella città, molto viva, nulla di speciale ma ha il suo fascino, specie in una bella giornata domenicale come oggi. Me l'aspettavo molto grigia e pericolosa per come me l'avevano descritta.
Dopo aver visitato tutti i punti principali ed essere salito fino alla punta più alta della capitale per vedere la città dall'alto, vado a vedere i mercati della frutta e faccio una scorpacciata di mandarini e arance, incredibilmente economici.
Nel pomeriggio vado a parlare con diverse agenzie per cercare una buona offerta per l'escursione di domani, ovvero la discesa in bici della Carretera della muerte. Entrando in tutte queste agenzie resto incantato dalle foto pubblicitarie della giungla boliviana, tant'è che decido (nonostante la rivoluzione che comporterà ai miei piani) di vistarla tra qualche giorno.
Alle 16 torno in ostello, i miei amici purtroppo non ci sono più, mi lavo e dormo un pochino, esco (adesso senza sole fa freddo) per mangiare un piatto stranissimo di sfilacci di lama e mais e poi torno in ostello ma senza socializzare, l'atmosfera inglese in un paese latino americano mi infastidisce troppo.