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Benvenuti!

Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 30 Giugno






SPERIAMO DI FARCELA

Sveglia ore 7.00, scendo di corsa per sapere se l'autobus alla fine parte, la ragazza della reception che imita tutto quello dico perchè le fanno ridere le espressioni spagnole, chiama in stazione: oggi sole e si può circolare! Yuppy!
Saluto Eric, è stato un buon compagno in questi gironi e casualità, vengono anche le gelide smorte tedesche.
Arriviamo in stazione e arriva il momento di pagare il biglietto, non si accettano carte di credito (terzo mondo su ste cose l'Argetina) e indovinate un po'? Mancano 5 minuti alla partenza, non posso andare a prelevare e la cena di ieri mi ha prosciugato le tasche, ho solo 40 pesos degli 80 necessari. Succede una cosa che non mi sarei mai aspettato: una delle due tedesche mi dice che mi può prestare i soldi, incredulo accetto e mi pento amarante di averle chiamate nella mia mente "gelide smorte tedesche", che gentili, veramente.
Si torna quindi in Cile (anche se in realtà c'ho solo transitato e non ho ancora visto nulla), precisamente si va a Puerto Natales per vedre il parco nazionale Torres del Paine. Non era prgrammata la visita a questo parco naturale, però il ragazzo francese di Puerto Msadryn mi ha mostrato delle foto del parco e mi ha convinto ad andare. Stavolta il viaggio va di lusso, solo 5 ore! Ormai è come dire Vicenza-Padova in treno. Inoltre avrò la fortuna di attraversare la Carretera Austral (l'ultima grande strada del Sud America), famosissima per i suoi incredibili panorami.
Nelle foto si può intravvedere qualcosa e in omaggio vi ho lasciato una foto della tazza del bagno dell'unico "autogrill" di questa lunghissima strada.
Alle 9.30 esce il sole, è un giorno spettacolare, ma giusto dopo aver passato la frontiera con il Cile comincia a piovere (nel centro-sud del Cile piove il 68% del tempo tutto l'anno). Arriviamo a Puerto Natales, le escursioni per vedere il parco partono tutte le alle 8 di mattina, quindi ci fiondiamo nel primo Internet café che troviamo per vedere le previsioni per i prossimi giorni: diluvio domani, dopo domani e dopo dopodomani.
Decidiamo quindi di andarcene per non sprecare giorni preziosi: le ragazze devono andare a Lima e l'aeroporto più vicino è a Punta Arenas,la città più a sud del Cile e l'unica munita di aeroporto in Patagonia Cilena, a circa 3 ore di autobus; io dovrei andare a Puerto Montt (centro-sud Cile, a circa 2000 km) e siccome dovrei attraversare il deserto patagonico mettendoci da Puerto Natales circa 2-3 giorni in autobus, mi viene in mente il consiglio del bulgaro conosciuto a Puerto Madrtyn "in Cile i voli costano molto menoperchè non c'è monopolio!" (in Argentina sono ultracrai, tipo 200 euro 1000 km) e decido di tentare la fortuna e seguirle, una volta arrivato vedrò quanto costa il volo Punta Arenas-Puerto Montt.
Fortunamente c'è un autobus per Punta Arenas ogni ora, prendiamo i biglietti e vado al supermercato a mangiare una empanada (in Cile più grandi e sostazniose) e raggiungo le ragazze in stazione.
Alle 16 siamo a destinazione, una signora ci propone una sistemazione molto economica in un hostal in camera da tre, io resto un po' titubante ma le ragazze insistono per farmi stare con loro (che gentili, io pensavo di importunare, di nuovo scusa per chiamarvi gelide e insipide) e paghiamo tipo 6 euro a testa.
L'hostal, diciamocelo chiaramente, è proprio una merda, ma per una notte mi adeguo, il pavimento è tipo di plastica e rimbomba e vibra coi passetti dei barboncini della padrona, ma cosa molto più importante e fastidiosa, la porta centrale del corridoio che dà alll'esterno è spalancata, e col freddo che fa la sensazione non è proprio piacevole.
Almeno c'è Internet, mi metto subito alla ricerca di un biglietto aereo per il giorno dopo. Trovo un'ottima offerta per volare a Puerto Montt ma il sito dell'anteguerra di Sky Chile non mi accetta la carta di credito e non riesco a pagarlo. Cerco quindi un'agenzia di viaggi ma è tardi e sono già tutte chiuse, chiedo quindi aiuto alla padrona dell'hostal, chiama a casa il ragazzo dell'agenzia del quartiere (viva i paesetti piccoli!) e le dice che posso fare il biglietto direttamente in aeroporto fino a un'ora prima del volo. Il volo ce l'avrei alle 6.30, quindi per sicurezza dovrò essere là alle 5, ma che bello, ennesima levataccia!
Verso le 8 esco con le ragazze a cenare, facciamo un giretto per Punta Arenas (città veramente insignificante) e finiamo in un ristorantino coloratissimo (con un simpaticissimo cartello, vedere foto), dove mangiamo super tipico e molto bene, il prezzo è onestissimo, circa 15 euro.
Decidiamo di andare a bere qualcosa e non so come finiamo in un locale di latino-americano con la musica altissima, reggiamo il tempo di una birra.
Tornati all' hostal chiedo alla signora se può prenotarmi un taxi per le 4.40, gentilemnte telefona alla centrale, mi dice che mi costerà solo 5000 pesos cilenos (circa 9 euro) e che si occuperà lei di svegliarmi domani mattina: non mi fido assolutamente, metto la sveglia e poi a nanna, mi restano solo 3 ore e mezza di sonno a disposizione.

Giorno 29 Giugno





EL PERITO MORENO

Sveglia alle 7.30, oggi devo vedere quella che chiamano la gran meraviglia naturale dell'Argentina assieme alle cascate di Iguazú: il ghiacciao del Perito Moreno. Perito significa esattamente perito (tipo quelli del Rossi, ossia un titolo di "esperto") e si riferisce a Franciso Moreno detto il Perito, l'esploratore argentino che particamente scoprì tutti i posti interessanti della Patagonia.
Alle 8.30 arriva il pulmino che ci porterà alla Riserva Naturale dei Ghiacciai, l'escursione come sempre è spiuttosto cara, circa 20 euro e come ogni volta l'ingresso al parco nazionale non è inclusa, l'ingresso è un altro furto, altri 9 euro.
Andiamo tutti quanti: io, Eric (l'americano) e le tedesche. Monto in pulmino e indovinate chi mi ritrovo? La ragazza di Roma e il ragazzo di Milano che ho conosciuto a Puerto Madryn! Mi siedo di fianco a loro e chiacchieriamo un po'.
C'è un tempo da lupi,freddo, ghiaccio e neve, per strada l'autista e la guida devono fermarsi per mettere le catene al pulmino. Qui è così 10 mesi l'anno.
Durante il tragitto la guida ci spiega vari aneddoti interessanti sul ghiacciaio: sembrebbe essere uno dei pochi ghiacciai al mondo "stabili", termine tecnico per indicare che non perde volume, ossia come tutti gli altri ghiacciai inesorabilemnete si sgretola nella sua superficie esterna e perde pezzi, però puntualemnte viene rigenearto di ghiaccio fresco, infatti da quando gli scienziati iniziarono a studiarlo la sua dimensione è sempre rimasta costante.
Bisogna sapere che un ghiacciaio per essere alimentato ha bisogno di molta neve cosidetta perenne, ossia neve che si conservi per almeno 5 anni per riuscire a espellere l'aria e quindi compattarsi. A El Calafate nevica da marzo a dicembre e negli unici mesi in cui non vi sono precipitazione si forma una nube di umidità sopra la calotta glaciale che alimenta il Perito Moreno, la quale funge da scudo e consente alla neve dei mesi precedenti di non sciogliersi.
Percorriamo la strda panoramica, dalla quale si dovrebbe poter ammirare il ghiacciaio in tutto il suo splendore dall'alto, però il cielo è talmente nuvoloso che la visibilità non supera i 20 metri. Il brutto tempo però (tempo normale per El Calafate) comporta anche i suoi vantaggi: quando il sole è coperto l'effetto ottico che fa sembrare il ghiacciaio azzurro è ancora più evidente.
Arriviamo al parcheggio del parco, ci sono delle passerelle di circa 500 metri che portano ai "miradores" per ammirare il ghiacciaio. Ci immergiamo letterlamente in una nube densissima, appena si vedono gli scalini della passerella, l'escursione non sembra emozionare più di tanto, quando d'improvviso la nube si fa via via meno fitta e vediamo apparire in mezzo a un lago un colosso azzurro di centiania di metri, è un vero spettacolo, una delle cose più sensazionali che abbia mai visto in vita mia: lo sfondo delle montagne innevate è tutto in bianco e nero, mentre il ghiacciaio che spunta dal basso è di un celeste intensissimo, un ghiacciolo Semigel all'anice per capirci.
Facciamo il giro della facciata del ghiacciaio e poi tornaimo soddisfattissimi al parcheggio per mangiare. Fuori dal bar conosco un italiano di Lecce, che il giorno prima ha fatto amicizia con il ragazzo e la ragazza italiani, lui però non vuole entrare a mangiare con noi: so che vi sarà difficle crederlo, ma sta dando delle briciole a un uccellino e si sta divertendo troppo.
Dopo aver pranzato guardando il finale di partita Uruguay-Giappone (con un sacco di uruguayani facendo casino), riprendiamo l'escursione, ora per chi vuole, pagando un extra di 4 euro, c'è la possibilità di navigare nel lago e avvicinarsi alla facciata laterale del Perito Moreno, visto il prezzo e la qualità dell'attrazione pago e monto in barca. C'è un thermos con del caffè (o meglio Nescafé come OVUQNUE in Argentina, non ne posso più!), ne prendo un bel po' per scaldarmi un pochettino.
La vista è nuovamente sensazionale, facciamo circa 40 minuti di navigazione, poi tornaimo indietro e ci riportano tutti ai rispettivi ostelli.
Mi metto d'accrodo per cenare con gli italiani (solo i due normali, non San Franceso d'Assisi). Tra una cosa e l'altra mi metto a cazzeggiare e telefonare, passano due ore e non faccio più in tempo a docciamri, non puzzo esageratamente, però dopo la giornata di freddo che ho avuto una doccia calda non avrebbe guastato.
Uscendo ne approfitto per passare per la stazione e comprarmi il biglietto per Puerto Natales per il giorno dopo, la signora della cassa mi dà una brutta notizia: forse domani non ci sarà servizio Calafate-P.to Natales a causa delle forti nevicate, la provincia deciderà se consentire il transito di mezzi nella zona a rischio solo alle 7 di domani mattina (l'autobus partirebbe alle 8 e ce n'è solo uno al giorno).
Arrivo all'appuntamento incazzato per l'imprevisto logistico, c'è anche una ragazza francese un po' barbona che la tipa italiana ha conosciuto nel viaggio di ritorno in pulmino, facciamo il giro dei ristornati, gli economici sono tutti chiusi, l'italiana (che non so ma da quando la conosco mi ha sempre dato l'impressione di non badare a spese) si fionda in quello più lussuoso, il suo amico fedele la segue (solo due settimane di ferie, a noi il peso argentino ci fà una pippa!)ed io inerme non posso far altro che entrare.
I prezzi sono altissimi, un buon taglio costa di più di una buona grigliata COMPLETA per DUE persone nei posti tattici di Buenos Aires, mi tocca prendere il vacío, taglio un po' da barboni ma l'unico che si adatti alle mie tasche. Il ristorante è veramente da signori, l'antipasto (incluso nel servizio di ben 15 pesos!) è all'altezza, il servizio però, nonostante l'argenteria e le salviette imbottite in bagno, lascia abbastanza a desiderare (o forse il nostro cameriere).
La cena prosegue bene, paghiamo il conto salatissimo (circa 130 pesos, 30 euro, che in Argentina è tantissimo), gli altri vanno a giocare al casinò (non racconto balle! francese barbona inclusa, che mi ero dimenticato di dirvi che viaggia da 6 mesi e si sta facendo il giro del mondo!) e io vado a casa, del resto, non cago soldi!

Giorno 28 Giugno

DALLA NEVE AL GHIACCIAIO

Oggi me ne vado da Ushuaia, mi aspettano "solo" 19 ore di pullman: devo tornare a Río Gallegos (12 ore), ossia passare due volte la frontiera (Argentina-Cile e Cile-Argentina, vedere la cartina per capire bene)e poi da lì cambiare autobus per arrivare a El Calafte in circa 7 ore. L'orario come vi dicevo è comodo :D, si parte alle 5 di mattina, quindi sveglia ore 4.00. Il risveglio non è comunque così drammatico, la ragazza della reception mi spiega che per aver dormito 3 notti di fila vinco il trasporto di "addio" gratis, in pratica mi offrono un radio taxi. Mi chiama quindi un taxi, così evito di farmi quasi 2 km a piedi alle 4.30 di mattin al buio, con le strade ghiacciate, Zainone e -10 gradi. Arriva il taxi alle 4.40 e raggiungo in un batter d'occhio la fermata dell'autobus.
Salgo subito in autobus perchè diciamo che non fa caldo, e, che coincidenza mi trovo sedute in prima fila le tedesche che ho conosciouto l'altro giorno al parco. Dopo pochi minuti arriva Eric.
Dormo come un sasso, mi sveglio solo al momento di prendere il traghetto e per i controlli alle frontiere (e il passaporto si gonfia di timbri).
Arriviamo alle 17 a Río Gallegos, abbiamo due ore di attesa per l'autobus per El Calafate, mi siedo in un bar e conosco due israeliane che stanno facendo il mio giro al contrario, mi dano un po' di dritte, io non ho il coraggio di dirgli che vorrei che il loro paese sparisse dalla faccia della terra.
Finalemnte arriva l'autobus, dormo come un ghiro e arriviamo circa a l'1 a El Calafate, tanto per cambiare fa un freddo cane ed io, Eric e le tedesche cerchiamo un ostello, finiamo in uno vicino alla stazione che avevo visto su Internet e che prometteva bene. Per una volta ogni tanto le aspettative si compiono: l'ostello è veramente figo, l'unica cosa son le docce comuni con una tenda "vedo-non vedo", pazienza, renderò extra-europei i gioielli di famiglia.
Ovviamente in un paese sperduto di montagna e con 19 ore di autobus alle spalle al'1 di notte non c'è molto da fare, mi bevo una birra in solitudine e vado a nanna.

Giorno 27 Giugno






QUASI ALL'ANTARTIDE

Ancora Ushuaia e ancora buio fino alle 10 di mattina, oggi tocca alla navigazione del canale Beaggle. Faccio un giro per il porto per vedere l' offerta piü conveniente e di nuovo mi tocca spendere una barca di soldi (circa 30 euro) per l'escursione. Finisco con due ragazzi francesi, un argentino e uno yankiee molto simpatico che parla spagnolo quasi come un argentino, incredibile. Saliamo in barca, c'è un fusto di birra artigianale a disposizione, molto buona davvero, si può bere quanto si vuole.
Andiamo a vedere un'isoletta popolata solo da leoni marini, sono ciccioni, ruggisco, ruttano, sembrano proprio stupidi, ci avviciniamo tantissimo e nonostante la voglia di tirargi uno sberlone dobbiamo rimanere seduti sul bordo della nave per non spaventarli, perchè per loro un uomo in piedi è una minacia.
La guida è un ragazzo abbastanza preparato pero con gravi lacune lacune culturali, del tipo "cos'è Rapa Nui?" (l'isola di Pasqua) e ci spiega che hanno rapporti sessuali solo una volta l'anno e quando arriva la stagione della riproduzione il maschio ha talmente tanta voglia che anche se la femmina sta allattando i cuccioli lui non si ferma e buttandosi letterlamente su di lei per procreare li schiaccia e rischia di massacarere tutto il "lavoro" dell'anno precedente.
Poi andiamo in un'atra isola, quella che fino a cento anni fa era stata abitata per circa 7000 anni dagli Yamani, i quali dopo la missione anglicana del 1859 poco a poco scomparvero in solo un secolo per colpa dele malattie portate dall'Europa(dai 3000 yamani iniziali, oggi ne resta solo uno, una donna di 80 anni).
Per concludere la navigazione passiamo per il faro chiamato erroneamente "della fine del mondo", poichè il vero faro è a parecchi kilometri da Ushuaia (l'equivoco nasce dal romanzo 20000 leghe sotto i mari di Giulio Verne).
Si torna di fretta al porto, perchè c'è la partita Argentina-Messico, e come vi dicevo la gente qui senza calcio muore.
Vado all'ostello dei miei compagni di gita per vedere la partita, sono quasi tutti argentini e purtroppo l'Argentina vince 3-0, me ne vado infastidito da quel branco di pecore che osannano Maradona.
Devo comprare il biglietto del bus per andare a El Calarte domani, passo quindi per l'agenzia di viaggi del paese (non c'è nessuna stazione :S), come sospettavo mi aspetta una levataccia: il bus parte alle 5 di mattina.
Tornato in sotello, mi metto d'accordo via chat con Eric per andare a cenare insieme.

Giorno 26 Giugno







LA FINE DEL MONDO!

Mi sveglio alle 8 per poter sfruttare le poche ore di luci invernali di Ushuaia e faccio colazione. Aspetto con ansia il sorgere del sole e mi scontro contro una dura realtá: qui non c'é sole prima delle 10 di mattina! Vado a naviagre un po' per passare il tempo.
Con i primi raggi mi dirigo alla piazza principale del paese per prendere un pulmino che mi porterà al parco nazionale "Del Fin del Mundo".
Giusto oggi il prezzo del biglietto andata-ritorno è passato dai 50 pesos ai 70, che fortuna!
Il pulmino parte immediatamente, ci sono con me due ragazze tedesche e delle signorine argentine.
L'autista ci porta fino alla fine della strada Nacional numero 3, l'ultima strada del continte! Ci da due opzioni di ritorno: per i pigroni, ripasserà lì tra 4 ore, per i bravi ci verrà a prendere al bar del parco che è a circa 6 kilometri. Ovviamente opto per la seconda possibilità, non posso perdermi la scampagnata sulla neve, specialmente se è il 26 di Giugno!
Comincio a far foto e mi ritrovo in pochi minuti completamente solo, c'è una pace incredibile, prendo il sentiero per arrivare al bar e mi perdo un paio di volte, quasi non ci sono cartelli e la cartina che mi ha lasciato l'autista è uno schizzo del parco molto approssimato fatto a mano.
Dopo aver rischiato la vita una ventina di volte (senza esagerare) per gli innuerevoli scivoloni (6 km di ghiaccio con le scarpe Quechua), arrivo soddisfatto al bar verso le 14. Alcune zone del parco sono completamente desertiche: anni fa il castoro della riserva era in via d'estinzione e degli scienziati decisero di risolvere il problema con l'introduzione di 25 esemplari. Siccome nel parco non ci sono predatori i castori cominciarono a moltiplicarsi senza controllo e ad abbattere con i loro dentoni ettari di alberi! Che storia!
Muoio di fame e non ho cibo, mi tocca mangiare al bar a prezzi europei. Un'ora dopo prendo il pulmino per tornare indietro, ci sono anche le tedesche.
Arrivato in ostello scopro che non sono più da solo: è arrivato un ragazzo americano che solo a guardarlo in faccia mi sta sui coglioni.
Per cena vado a mangiare una delle peggiori pizze della mia vita (gli argentini non hanno imparato nulla di cucina dagli italiani nonostante le influenze).

Giorno 25 Giugno




Dopo aver dormito quasi di gusto alle 9 arriviamo a Rio Gallegos.
Scendiamo dall'autobus (io ed Eric)e montiamo in quello che ci porterà a Ushuaia con il relativo cambio di bagagli, fa un freddo porco! Il nuovo autobus, sembra del 1965, che bello, dovrò starci per solo 12 ore! Sono rincoglionito dal freddo e dal sonno, cerco il mio sedile e quasi mi spacco la testa contro la TV messa in mezzo al corridoio, pazzesco, da denunciare, impreco in italianao e tiro un pugno a quella cassa di legno di merda che sorregge quello schermo che in Italia neanche mia nonna teneva in casa. Questa volta non ho sedile-letto, è un sendile normale con un poggia gambe.
Per arrivare a Ushuaia dobbiamo entrare in Cile (passare quindi due frontiere, Argentina e Chile) per poi rientrare in Argetina (quindi in totale quattro controlli di docuemnti e passaggio ai raggi-X dei bagagli, due coglioni!!!) e poi siccome la strada non è continua bisognerà prendere un ferry per attraversare un canale. Per strada la notte arriva prestissimo, alle 17.00 è buio, arriviamo a Usuaia alle 20.00.
Scendo finalemnte dall'autobus, mi assalgono due signore per cercare di rifilarmi un hostal nelle vicinanze ma io ho già prenotatao e pagato la prima notte altrove, Eric va con loro. Mi spiegano dov'è il mio ostello, circa 1.5 km a piedi in salita: non mi scoraggio e non prendo il taxi.
Ci sono quasi -10 gradi, è tutto gonfio di neve e i marciapiedi sono ghiacciati. Comincio la "scalata", sono in All-Star, i piedi mi si congelano in 5 secondi, l'aria è talemnte fredda che col fiatone che immediatamente mi viene (caro Zainone di 15 chili sulle spalle) ad ogni respiro mi sento penetrare da 1000 aghi nei polmoni, finalemnte arrivo (dopo aver chiesto informazioni a mille indigeni). Check-in, che bello, non c'è quasi nessuno e sono in camera da solo e c'è l'impianto di riscaldamento a pavimento, quasi ricomicio a sentire i piedi!!!
Esco a mangiare 3-4 empanadas, gnam, le migliori finora, è tutto stile paesetetto di montagna dimenticato da Dio, che strano... chiudete per un momento gli occhi e immaginatevi cos'è per voi il Sud America.. bene, Ushuaia è tutto il contrario! Freddo, neve, e casette in legno col focolare, sembra quasi Alto Adige! Da domani due cose sicure: calzamaglia e scarpe da monatagna (Quechua da 12.90 €, W Decathlon!)
Sono le 23, dopo aver navigato un po' con il computer distrutto dell'ostello con la tastiera senza A e barra spazio, vado a nanna, domani andrò al parco nazionale della fine del mondo!

Giorno 24 Giugno

ADIÓS PUERTO MADRYN (E NAZIONALE ITALIANA!)

Sveglia ore 9.00, colazione e appuntamento con gli Azzurri (ore 11 locali)... non serve che vi racconti nulla, no?
Alle 13 saluto il francese dal nome ancora sconociuto che poi conoscerò grazie a Facebook e parto per andare a prendere l'autobus (destinazione Ushuaia, la punta finale del Sud America, o del mondo!), che teoricamente dovrebbe partire alle 13.30, però in pratica parte alle 14.30 (argh!!), nel frattempo in stazione conosco Eric, un americano che parla da culo spagnolo però VUOLE parlare in spagnolo (uno dei pochi casi in cui potrei dire che col mio inglese ci capiremmo di più), chiacchieramo un sacco, è un super viaggiatore, se avró voglia più avanti vi racconterò la sua storia...
Arriva l'autobus, si parte, ne avrò fino alle 9 di mattina del giorno dopo, quando arriverò a Rio Gallegos e lì prenderò l'autobus finale per Ushuaia.
Sta volta l'autopbus è un po' schifosetto e il cibo piuttosto marcio. Alle 21 però arriva la gran sorpresa, l'apparentemente insignificante "stewart-dispensa-cibo" accende un microfono e comincia a animare la serata sparando un po' di cazzate, mi piego lertteralemnte dal ridere, poi ci consegna a tutti una schedina e un paletto mescola-zucchero-per-il-caffè per bucare le caselline coi numeri estratti. Ci dice che in realtà è una penna laser che premendola dovrebbe colorare la casellina e che se non funziona il problema è delle batterie scariche. Capite perchè è da piegarsi dal ridere???
Non vinco la lotteria, vince una donna cilena che si ciama Mary, premio una bottiglia di vino, lo stewart mette la musica e balla con lei, esilarante!!!
La notte continua con la proiezione di film stranamenti decenti, tipo Sette Anime (tutti in originale con sottotitoli, bravi argentini! e questo spiega perchè riescono a pronunciare la S seguita da conosonante senza dover anteporre una E), dopodichè, silenzio, cuscino gonfiabile e mascherina paraocchi.

Giorno 23 Giugno









LE BALENE!

Che figata gli autobus argentini, meglio degli aerei Iberia.
Ho dormito di gusto e smaltito la febbre presa a Buenos Aires, i sedili sono praticamente piegabili fino a 90 gradi e c'è una specie di reggi gambe che si può alzare per distendersi. Nel biglietto è inoltre incluso un buono per mangiare in un ristornate durante la sosta di 40 min a metà viaggio (oltre al cibo che ti danno quando monti).
Alla pausa ho cenato con Esteban, mi ha stupito il fatto che ha fatto storie per pagare 2 pesos (circa 40 cent.) in più per prendere una marca di birra straniera, non saprei se definirilo povero o taccagno.. bah.
Ho scoperto presto qual è il gran problema degli autobus argentini: i film che mostrano. Il ragazzo "stewart" del pullaman ha messo su a tutto spiano degli espisodi di un telefilm mai visto in Italia con Steaven Seagal, orribile.
Comunque, proseguiamo con il racconto, arrivo alle 8.15 alla stazione di Puerto Madryn e vedo nei cartelloni esposti dalle varie agenzie locali che le escursioni per la penisola di Valdes (motivo del mio soggiorno, vedere balene e altre bestie del parco nazionale) partono alle 8.30, solo una volta al giorno, ne approfitto quindi per iscrivermi immediatamente.
Il costo della gitarella è spropositato: 70 euro per un giro in furgone di 5 ore nella penisola e 1 ora e mezza di barca per vedere le balene! Furto! Comunque non ho scelta, ìl prezzo è lo stesso dappertutto e pago, inoltre l'altra escursione programmata, andare a Punta Tombo per vedere i pinguini non è possibile farla da aprile a settembre (i pinguini vanno in Brasile, a nuoto!), quindi mi attacco, mi faccio accompagnare in furgone all'ostello da colui che sarà la mia guida.
Si parte, arriviamo alla penisola andiamo subito a vedere le balene, c'è il mare molto mosso per il forte vento, la barca fa tantissimi salti e mi diverto un sacco nonostante il freddo, dopo un po' comincio a sentirmi male e faccio la faccia da culo, l'uomo-guida (che non è lo stesso che guida il furgone bensì un altro specializzato in balene) mi chiede se voglio un sacchetto per vomitare ma gli dico di no. Finalmente avvistiamo le balene e la barca si ferma. Rimaniamo fermi circa 40 minuti, il tipo ci spiega tante cose e mi accorgo che le balene non sono poi così belle, tengono dei calli giganti di pelle morta che fanno veramente vomitare, argh che merda mi butterei in mare per staccarglieli, che schifo!
Finisce il giro e andiamo tutti a mangiare, tra il forte vento e i salti in barca mi è venuta una strana ispirazione, tant'è ce devo correre immediatamente al bagno del bar (W le salviettine umidificate!). Al bar parlo con i miei compagni di escursione e scopro che due sono italiani (una ragaza di Roma in viaggio da mesi e un ragazzo di Milano), un bulgaro assurdo che conosce spaventosamente bene il Sud America e un francese.
Dopo aver mangiato continuiamo il giro con la prima guida: è un veterinario di tutte le speci viventi nella penisola di Valdés, ci spiega un sacco di cose, che interessante, e vediamo elefanti marini, cavalli, armadilli, degli strani tipi di cerbiatti e di lama (non sono né cerbiatti né lama in realtà, però non mi ricordo i veri nomi...).
Si va in ostello, la maggior parte della gente se ne va da Puerto Madryn, resto con il ragazzo francese che per coincidenza è in stanza con me, andiamo a cenare carnazza: eccellente, ottimo, buon prezzo, vino di pregevole fattura, l'unica pecca il gelato del dessert, puah!
Torniamo in ostello, birretta in due e a nanna, domani si riparte!

Giorno 22 Giugno

Sveglia ore 11 perchè alle 13 ho l'autobus, cerco di salutare i miei amici (nonchè compagni di stanza) ma non riesco a svegliarli, pazienza, è stato un piacere comunque, barboni!
Vado in stazione, ci sono schermi ovunque, la gente qui vive per il calcio, non sa parlare d'altro. Quando qualche argentino mi chiede di dove sono mi rinfaccia puntualemnte la partitccia contro la Nueva Zelanda, che pesanti. Fortunatamente per l'accento sempre mi scambiano per spagnolo, molte volte taccio e lascio passare per non fargli parlare della mia vergognosa nazionale.
Sto sviluppando un fortissimo odio contro Maradona, voglio che l'Argentina venga eliminata il prima possibile e che tutti sti argentini gasati (che sanno solo parlare di calcio) vengano mandati a casa (con questo non voglio dire che non siano buone persone, anzi!).
Raggiungo il marciapiede del mio bus, appoggio lo zaino contro un cartello ed incredilmente si avvicina un ragazzo che cerca di aprirmelo nonostante il mio sguardo vigile e allucinato; completamente sbigottetito gli chiedo quali siano le sue intenzioni: lui sorride e se ne va.
Si avvicina un simpatico signore sulla cinquantina e mi dice di togliere l'etichetta dell'aeroporto dallo zaino, così non sembrerò più un turista e la gente non cercherà più di fregarmi. Si presenta, si chiama Esteban e anche lui va a Puerto Madryn, io gli racconto la mia storia e lui ride tantissimo, dice che sono un pazzo, "un pazzo come tuti gli italiani".
Arriva l'autobus, si parte, mi aspettano solo 18 ore di viaggio :P, grazie alle quali dovrò recuperare le energie. Non credo che proverò nostalgia per questa città, a parte la bellezza dei suoi quartieri l'ho trovata veramente grigia e poco curata, ma non sono venuto in Sud America per vedere grandi metropoli o città d'arte, bensì la Natura.

Giorno 21 Giugno






LA BOCA


Oggi sveglia presto, devo andare a prendere il biglietto per andarmene di qui e vedere sul serio la città. Devo visitare da solo, ho bisogno dei miei ritmi (fretta, efficenza e poche soste). Sveglia ore 8.40, colazione e si esce, prima destinazione stazione delle corriere per comprare il biglietto Buenos Aires- Madryn, circa 65 euro... alla faccia del Sud America economico...

Fuori dalla stazione c'è un bar, sono due giorni che mi alimento a base di empanadas (tipo fagottini di pasta di pizza ripieni di svariate cose), mi mangio un trancio di una cosa simile a una torta al prosicutto e formaggio: gustosissimo, saziante e calorico, quello di cui avevo bisogno. Mi piace la cucina da asporto argentina.

Mi faccio d'una tirata i tre quartieri che mi restano da visitare: la Boca (meraviglioso, mille colori, super sudamericano, vedere le foto..), Recoleta (mooolto quartiere bene italiano) e Palermo (carino, molto boemio-artistico), posso quindi tornare soddisfatto in ostello. Per strada mi fermo in un supermercato per comprare qualcosa per cenare (basta empanadas o grigliata!).

Arrivo in ostello e ceno nella zona comune, conosco tre attrici cilene, veramente simpatiche. Dopo qualche birra, i miei amici, le cilene ed una decina di brasiliani che sono appena arrivati vogliono andare a fare festa in un locale (è l'ultima notte per molti). Io sono a pezzi e credo di avere la febbre ma è l'ultima sera, probabilmente non rivedrò mai più nessuno dei miei nuovi amici e quindi decido di uscire.

Nonostante siano le due di lunedì, in inverno per giunta, Buenos Aires riserva abbastanza festa. Finisco in un postaccio e sto fino alle 4 moribondo con la giacca in un divano bevendo birra. Finalemente le ragazze e Rafael decidono di andarsene, me ne vado con loro. Rafael è nel tipico stato di ebrezza dei poveracci, non so se ho reso l'idea: quando i poveracci bevono sono pesantissimi e comletamente pazzi, beh ecco lui è in questo stato ( per rendere l'idea ferma le macchine e mi urla in portoghese). Arrivati in ostello ci fumiamo l'ultima sigaretta, mentre Rafa sparisce misteriosamente.

È stata dura però ne valeva la pena, posso dire di aver fatto festa a Buenos Aires.

Giorno 20 Giugno








Ho bisogno di riposare, sveglia ore 10.00, il piano della mattina e' piuttosto semplice: vedere la partita dell'Italia.
Guardo la partita nella zona comune, è un cimitero perchè la maggior parte della gente è tornata alle 6, c'è solo la donna della pulizie e un neo-zelandese, l'esito della partita già lo conoscete.
Verso l'una sto per uscire e per caso scopro che tutte le domeniche c'è un'uscita guidata gratuita con un'agenzia per vedere i mercati di Buenos Aires della zona di San Telmo, ne approfitto e mi aggiungo al gruppo. Giusto in questo momento resucitano Rafael e Miguel, uno dei colombiani che ho conosciuto ieri notte, vogliono venire anche loro. La guida è una bella ragazza porteña (ossia di Buenos Aires) molto giovane e preparata, ci porta a vedere i due mercati (bataria inutile e degli artisti rispettivamente) e le zone più importanti del quartiere (le tangherie, dove si balla il tango, le chiese e altre cose). Alle 4 io e i due sudamericani non ce la facciamo più, abbiamo troppa fame e abbandoniamo il gruppo per andare a mangiare.
So che sembrerebbe semplice, ma scegliere un posto per mangiare per un europeo con due sudamericani è piuttosto complicato, specialmente se l'europeo vuole mangiare carne... Dopo n+1 velati tentativi (miseramenti falliti per la testardaggine dell'europeo) del tipo "ma se andassimo al Mc Donald che è economico?.." troviamo un posto che li convince, mangio una buona carnazza e rutto contento la coca-cola che l'offerta menú promuove.
Andiamo a vedere la zona più commerciale della capitale e poi al porto. Scende la sera e torniamo verso l'ostello a piedi (troppo caro spendere 35 cent secondo Rafael per prendere l'autobus) quando dei ragazzi ci fermano per invitarci ad una rappresentazione teatrale in un bellissimo palazzo antico in memoria del 200simo anniversario della bandiera argentina.
È gratis, quindi si entra, c'è abbastanza gente e assistiamo a dei balli tipici e ad una recita che riassume la vita di Manuel Belgrado (vedere wikipedia x info...), molto interessante.
Si va a casa, birra in ostello e a nanna.

Giorno 19 Giugno

Ore 10.30, si parte.
Mi accompagna la Susy in macchina, destinazione aeroporto Barajas di Madrid, dove mi aspetta il volo per Buenos Aires. Portiamo giù Zainone e Zainetto, che saranno i miei migliori amici per i prossimi tre mesi, saluto i miei adesso EX coinquilini (Pauline mi mancherai, forse ci rivedremo, Alex non credo proprio...).
Partiamo bene, montiamo in macchina e subito 90 euro di multa per divieto di sosta! Arrivati a Barajas, si decide di andare a fare colazione nel McDonald dell'aeroporto, ci serve la ragazza italiana più imbranata che abbia mai visto, sbaglia tre volte di fila il conto ma alla fine con meno di 3 euro riusciamo a prendere una ciambella, un succo di frutta e un caffè.
Ci salutiamo e dopo qualche lacrima e troppi abbracci mi accorgo di essere terribilmente in ritardo: chiusura imbarco ore 12.10 e sono le 11.55, devo prendere il trenino interno per arrivare al gate e fare tutta la coda per il controllo del passaporto. Arrivo al gate alle 12.20 correndo sudato come un maiale, dove mi aspettano tre hostess che mi guardano con aria minacciosa, ci sono due finger che indicano "Buenos Aires", entro filato nel primo e le hostess mi gridano qualcosa di cattivo ma non le ascolto, riesco solo a rispondere a squarciagola "Perdonen".
Entro in aereo, un'altra hostess mi chiede di favorirle il biglietto ed anche questa si incazza, ora ho capito: sono finito nell'ingresso della prima classe (ma le altre come avevano fatto a capire che viaggiassi in seconda? sembro così povero?).
Mi accompagna comunque gentilmente al mio posto ed ora mi incazzo io: ero stato molto attento il giorno prima a prenotarmi il miglior posto dell'aereo giusto all'apertura del check-in on-line per non farmelo fregare da nessuno: finestrino di fianco, schermo a pochi centimetri, corridoio frontale per stirare le gambe, invece mi trovo in ultima fila, l'unica senza finestrini, con un sedile davanti (adios spazio per le gambe) e per giunta di fianco al cesso! Cerco di spiegare la situazione a un'altra hostess, lei non fa una piega e mi dice che come consolazione posso stare vicino a lei ed aiutarla se ne avesse bisogno :S
Si parte con 20 minuti di ritardo.
Dopo un volo straziante di 12 ore e mezza, impossibilitato a dormire dal continuo suono dello sciacquone dei cessi (la parte del risucchio spacca i timpani) e dalla gente che rumoreggiava nella coda che formava per tirarlo, e con le gambe semiparalizzate arrivo a Buenos Aires.
Alle 20 (ora locale) finalemnte scendo da un'aereo ridotto in spazzatura dalla gente.
Passo al controllo passaporti, quasi un'ora e mezza di attesa, si va al recupero bagagli, mezzora d'attesa, si passa al controllo bagagli (non l'avevo mai visto prima il controllo all'uscita, e mi spiegheranno il perchè: in Argentina la droga bisogna comprarla lì, non vale portarsela dall'estero :)). Durante il controllo (circa un'altra mezzoretta) parlando del più e del meno con la gente conosco una ragaza di Santa Fe, la quale mi chiede se voglio smezzare il taxi con lei per andare in centro, ovviamente ci sto, è sempre meglio cominiciare le avventure con gli autoctoni e l'idea di prendere 2 autobus alle 22 mi dà un po' il voltastomaco.
Parliamo un sacco con il taxista, la mia idea di "Argetina è come l'Europa, solo che è in America" cambia drasticamente, mi descrivono una Buenos Aires pericolosissima e che quando scenderò dal taxi dovrò stare attentissimo, perchè il mio ostello è in una delle peggiori zone del centro :S
Arrivo, ringrazio la ragazza e il taxista per i consigli, entro nell'ostello un po' nervoso, alla reception c'è un super gay che fa il simpaticone dicendomi che non ho nessuna prenotazione e che probabilmente ho prenotato nell' ostello della stessa catena a 500 metri... prendo un taxi, ho paura ad andare solo con Zainone al buio per questo quartiere grigio e malfamato, pago 5 pesos (circa 1 euro) e finalemnte arrivo all'ostello prenotato.
Mi sistemo e chiamo subito a casa.
Parlo con i miei via Skype col mio super cell wi-fi (evviva la tecnologia, ma sopratutto chi la sa usare...) giusto 2 minuti per tranquilizzarmi/-li e subito dopo conosco Rafael, un poveraccio brasiliano che parla uno spagnolo "quasi maccheronico" (nel senso che non arriva a livello maccheronico), mi sembra buono e simpatico, vado a bermi due tre birre con lui.
È insegnante di filosofia a Sau Paulo ed è qui in cerca di fortuna perchè probabilmente la sua scuola non riaprirà a settembre e si troverà senza lavoro, mi accorgo subito della differenza che c'è tra noi 2: per me pagare una birra 1.80 € è poco, per lui è tantissimo. Prendiamo quattro bottiglie in due e mi racconta un sacco di storie sul sistema scolastico brasiliano (da brividi), poi dobbiamo cambiare posto perchè per lui il bar è troppo caro: finiamo in una specie di bettola putrida minuscola senza sedie con un ragazzo che affetta il prosciutto mentre la mamma cucina le empanadas.
La clientela qui è a dir poco folk, credo che sommando i denti in bocca di tutti i 7-8 clienti presenti non arriviamo a 50, mentre l'aria è talmente impreganata di alcol che basta parlare con qualcuno per ubriacarsi. Rafael parla troppo ed è molto ingenuo, dà spettacolo, una ragazza che presuntamente dovrebbe parlare portogehese gli dice qualcosa, lui non la capisce e qui il fattaccio: lo accusano di non essere brasiliano! ("Sei un colombiano che vuole essere brasiliano", n.d.b.). La mamma-padrona si incazza come una bestia e ci manda fuori dal locale mentre la mandria di ubriaconi ci minaccia (tra le altre cose... ma cosa c'entro io???).
Torniamo in ostello e andiamo alla zona bar, dove c'è baccano e musica, bevo un paio di birre e conosco un sacco di gente, per lo più colombiani.
Mi ero già dimenticato, oggi è sabato e, specialemnte in una città come Buenos Aires, tutti vogliono uscire a far festa. Io vado a nanna, non dormo da circa 30 ore e mi sento stanchino.