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Benvenuti!

Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 12 Settembre

ADDIO PAOLA!

Ci svegliamo prestino e riceviamo un trattamente alquanto disdicevole dal nostro amato cameriere delle colazione per non avergli lasciato la mancia ieri.
È giunto il momento della separazione e accompagno Paola alla fermata del bus, tra poche ore ha il volo per la capitale: Ciao carissima!!!!!!
Passo tutto il giorno in spiaggia, alla mattina nella tranquilla e spettacolare spiaggia del mirador (il punto panoramico) e al pomeriggio nella pessima e sovraffollatissima (oggi è domenica e i messicani si rilassano) Playa Tortuga.
Alla sera chiamo Octavio (il nostro amico che avevamo conosciuto a Puerto Morelos che è controllore di volo) direttamente alla torre di controllo dell'aeroporto di Cancun e mi trovo con lui per salutarlo di persona.
A mezzanotte circa, dopo essere passato per l'ultima volta nel mio carissimo Oxxo per comprarmi una birra, torno in hotel e mi stendo al buio su uno sdraio al bordo della piscina per berla riflettendo sugli ultimi tre mesi della mia vita: è incredibile quanto passa veloce il tempo, domani il viaggio già si conclude.

Giorno 11 Settembre







LA NUOVA MERAVIGLIA DEL MONDO

Facciamo colazione nel bellissimo albergo con tanto di cameriere-sfacciato-chiedi-mance (<<è incluso tutto tranne la mancia>> :o...) facciamo una passeggiata per le belle spiagge di Cancún e ci godiamo per l'ultima volta assieme l'ultimo sole messicano visto che Paola domani mattina partirà per Città del Messico.
Verso le 13 mangiamo al volo ed andiamo in stazione degli autobus per prenderne uno per Chichen Itza, il sito archeologico con la celebrerrima piramide maya dichiarata una delle sette meraviglie del mondo moderno. Purtroppo arriviamo poco dopo la partenza dell'ultimo diretto della giornata, ma senza farci prendere dal panico riusciamo a trovare un'altra soluzione di viaggio andando prima a Valladolid (una città molto vicino a Chichen) e poi da lì in qualche modo sperare in una coincidenza.
Abbiamo fortuna e verso le 17.30 siamo a Chichen Itza ma gli imprevisti non sono finiti: non sono già più ammesse visite (ultimo accesso ore 17.00) e la visita in notturna delle 20.00 citata in Internet che avevamo in programma in realtà è uno spettacolo di luci proiettate sulla piramide e non dà la possibilità di entrare e visitare il sito archeologico!
Visto che non ci restano altre alternative che aspettare per più di due ore lo spettacolo, delusi andiamo a fare un giretto nel classico negozio di souvenir da museo. Contro ogni aspettativa (siamo in uno dei punti più turistici d'America!) troviamo dei sombreri coloratissimi al prezzo più basso visto finora (meno di 3 euro) e non esitiamo a comprarne uno a testa.
Usciti dal negozio incontriamo un signore della sicurezza e gli chiediamo se possiamo entrare solo dieci minuti per farci delle foto con la piramide, ma a quanto pare per ordini dall'alto non può fare eccezioni. Chiedo allora "quanto costa fare un'eccezione" e il signore non solo ci accompagna ma ci fa anche un breve tour guidato delle rovine più vicine all'uscita. Usciamo soddisfatti, è già la seconda voglia che la facciamo franca con gli ingressi! Salutiamo la nostra cara guida e con una stretta di mano gli lascio un biglietto di 100 pesos.
Ci stiamo bevendo una birra per ingannare l'attesa quando all'improvviso ci ritroviamo di fronte una faccia famigliare: incredibile, è quel vecchio porco scroccone di José di Tulum! Andiamo a parlare con lui, non si ricorda di noi ma solamente dei pescioni che c'aveva cucinato (o meglio pappato), ovviamente non è qui per scopi culturali ma per puro business personale, sembra che abbia trovato una ricca ragazza americana da scarrozzare e spennare.
Finalmente giungono le 20 ed assistiamo allo spettacolo ma si dimostra una vera delusione.
Ora dovremmo tornare a piedi al paesino vicino a Chichen Itza per prendre l'autobus per tornare a Cancun, ma l'utilissima sfacciataggine di Paola ci permette di scroccare un passaggio a una coppia di taliani con un'auto noleggiata.
Finchè aspettiamo il bus consumiamo l'ultima cena insieme del viaggio, ovviamente a base di tacos!
Tra autobus e taxi arriviamo alle due passate in hotel ma nonostante la stanchezza non ho voglia di dormire, quindi al mio amatissimo Oxxo a comprare birre da asporto per l'ultima notte con Paola!

Giorno 10 Settembre








GLI SQUALIBALENA INASPETTATI

Alle 7.30 ci svegliamo, voglio accompagnare Paola al porto e noleggiarmi una bici per pedalare un po' in giro per l'isola ma i miei piani sono destinati a cambiare radicalmente: il signore dell'agenzia che ha venduto l'escursione alla mia amica ha ancora un posto libero in barca e deve svenderlo urgentemente pur di guadagnarci qualcosa, perciò mi viene proposto un last minute prendere o lasciare: gli squali balena al 50% del prezzo iniziale, sono dei vostri!
Ci si imbarca e si parte immediatamente, siamo con tre coppie di americani. Sono gli ultimi giorni della stagione per avvistare gli squali balena, perchè si stanno allontanando sempre più dalla costa verso l'ocenao e ci mettiamo quasi un'ora prima di incrociare il primo esemplare.
La barca si ferma a 50 miglia dalla costa in pieno Atlantico, assieme a noi ci sono almeno una trentina di altri motoscafi pieni di turisti. Dopo un rapidissimo breafing sulle "misure di sicurezza" da rispettare finchè nuoteremo con i bestioni ci tuffiamo per inseguirne uno. Non appena finisco sotto acqua infrango subito la regola più importante: mai stare davanti agli squali! Sbracciando goffamente come un bradipo a causa del giubbetto salvavita cerco di scappare terrorizzato da quella facciona enorme dagli occhioni inespressivi e la bocca grandezza uomo (anche se fortunamente senza denti) per nuotare al suo fianco, ma è veramente difficile riuscirci.
Dopo esserci fatti seminare dal pescione torniamo in barca, avvistiamo altri branchi e ci rituffiamo per nuotare con loro fino allo sfinimento, gli squali non sono gli unici giganti dell'oceano, queste acque pullano di mante lunghe tre metri.
Verso le 11.00 torniamo verso Isla Mujeres e ci riposiamo dalla mattinata faticosa in spiaggia.
Nel tardo pomeriggio andiamo in ostello per l'ultima volta, ci facciamo una doccia, recuperiamo gli zaini e prendiamo il traghetto per Cancun, addio pace e spiaggia tranquilla!
Data la totale assenza di ostelli in questa Las Vegas marittima, abbiamo prenotato un hotel abbastanza economico (il primo vero albergo del viaggio!) nella zona hotelera fuori dal centro di Cancun per risparmiare ed avere le spiagge vicine. Per essere una delle mete più care dei Caraibi (anche per un europeo) per 10 euro a testa ci va veramente di lusso!
Alla sera per variare un po' la dieta ceniamo in un buonissimo ristorante cinese in centro, poi una volta a letto ci addormentiamo bevendo birra e guardando documentari.

Giorno 9 Settembre







UN IMPREVISTO AEREO

Mexicana, la compagnia aerea con cui tra qualche giorno avremmo dovuto volare da Cancun a Città del Messico per poi prendere la coincidenza con Iberia per Madrid è falita, quindi dobbiamo assolutamente informarci su come ovviare l'imprevisto.
Fortunamente nel mio caso, avendo prenotato i due voli direttamente tramite Iberia, mi è stato automaticamente assegnato un volo diretto Cancun-Madrid per lo stesso giorno 12 ore più tardi rispetto alla partenza originale (guadagnando quindi un giorno di mare!), mentre Paola, avendo comprato i due voli sepratamente, deve urgentemente prenotarsi un volo con un'altra compagnia per Città del Messico per il giorno prima. La giornata comunque è all'insegna dell'ozio e del relax: sole, mare e Corona ghiacciata.
Prima di tornare in ostello ci informiamo per un'eventuale escursione in barca per nuotare con gli squali balena ma i costi sono esagerati per i miei gusti, Paola invece prenota il tour dopo essere riuscita a negoziare un prezzo che seppur alto è molto più basso rispetto a quello di listino.
Alla sera ceniamo con dei grassisimi tacos di un ambulante nella piazza centrale dell'isola, poi di nuovo birra nel bar paradiso della spiaggia dell'ostello.

Giorno 8 Settembre






PIACEVOLI RINCONTRI

Alle 7.30 siamo in piedi, il buon Octavio deve godersi il suo ultimo giorno di ferie e noi dobbiamo andare al porto per prendere il traghetto per Isla Mujeres.
Ci salutiamo con il nostro carissimo ed infinitamente gentile amico e ci sentiamo un po' in colpa per avergli raccontato la balla di essere fratelli.
Alle 10 circa siamo già sull'isola e ci sistemiamo in un bellissimo ostello (anche se le camere non sono all'altezza della zona comune) con un favoloso bar su una fetta privata di spiaggia.
La spiaggia principale è comunque sull'altra costa dell'isola (a non più di un kilometro), quindi dopo aver lasciato zaini e fatto colazione andiamo lì per la sessione quotidiana di sole. Le nostre pelli finalmente cominciano a trasformarsi da rosse a marroni, possiamo ritenerci soddisfatti.
Andiamo a pranzare al mercato e qui grazie ad una fortunata coicidenza ci ricontriamo con una coppia di catalani ed un romano conosciuti nel bus del viaggio infernale Flores-Chetumal di qualche giorno fa.
Nel pomeriggio torniamo in spiaggia (finora la migliore senza dubbio), poi alla sera andiamo a cenare con i nostri amici catalani e a bere fino a tardi nel bar in spiaggia dell'ostello.

Giorno 7 Settembre









L'OSPITALITÀ MESSICANA

Puerto Morelos è molto carina ma troppo tranquilla per i nostri gusti, la spiaggia merita visto dove siamo ma si può fare di meglio, decidiamo quindi di trascorrere qui la giornata ma verso sera dirigerci verso Cancun per prendere il traghetto per un'altra isola, Isla Mujeres.
La giornata inzia benissimo: la padrona delle capanne ci offre un'ottima colazione che in teoria non sarebbe compresa tra i servizi e riusciamo ad andare in spiaggia gratis in autostop grazie ad un gentile ragazzo italiano (molto studente borghese figlio di papà) che ci carica nel suo fuoristarda.
Dopo una mattinata sotto il sole vogliamo rinfrescarci con un bel cocco fresco, ci rifugiamo quindi sotto l'ombra di una capanna-bar e ne ordiniamo uno. Qui conosciamo due ragazzi simpaticissimi, il proprietario del bar e un suo caro amico di Cancun (Octavio), ai quali per gioco ci presentiamo come fratello e sorella. Ci sentiamo molto a nostro agio reciprocamente e i nostri nuovi amici non solo non ci fanno pagare il cocco (eccellente, pieno di latte e con la polpa morbidissima), ma ci offrono giri e giri di Corona.
Ridendo e scherzando la cassa di birra finisce e paghiamo noi il nuovo giro (24 bottigliette...), poi loro ne pagano ancora un terzo.
Il ragazzo proprietario del bar, che con l'alcol comincia ad esagerare un po' con le sue arie da riccone padrone di mezza Puerto Morelos, ci presta la sua attrezzatura per fare un po' di snorkeling (bello ma nulla a che vedere con i tour degli ultimi due giorni) per poi offrirci un super vassoio di pesce fritto (meraviglioso!) portato in spiaggia da un ragazzino direttamente da un ristorante.
Dopo pranzo rimaniamo ancora un po' in spiaggia, poi andiamo a farci una doccia nell'appartamento del riccone, che nel frattempo ha fatto una proposta di matrimonio alla mia sorellina Paola. Ora ci vengono proposte due opzioni: rimanere nell'appartmento del miliardario e domattina svegliarci di buonora e partire per Cancun o andare direttamente in macchina a Cancun con Octavio (l'amico tranquillo) e passare da lui la notte, ovviamente scegliamo la seconda nonostante la delusione che dobbiamo infliggere al nostro ricco mecenate.
Si parte quindi per Cancun e in circa un'ora e mezza, giusto al tramonto, arriviamo a destinazione: è praticamente una Las vegas sui Caraibi, le curatissime e bianchissime spiagge sono circondate da immensi e lussuosissimi hotel, un contrasto architattonicamente magnifico ma naturalisticamente terribile, una vera e propria industria turistica statunitense in un paradiso naturale messicano.
Scattiamo qualche foto da un punto panoramico, poi andiamo a mangiare degli hamburguer formidabili nel portico di una casa-bar a pochi metri dall'appartamento di Octavio. Ricompensiamo dell'ospitalità a Octavio e al suo coinquilino (entrambi controlli di volo nell'aeroporto di Cancun) con una cassa di birra dell'Oxxo, una catena di supermercati 24 ore su 24 in tipico stile USA di cui ogni giorno che passa son sempre più fan.
Alle 23 finalmente possiamo cercare di dormire da bravi fratellini su un materassino matrimoniale mezzo sgonfio, cercando di sopravvivere al caldo insopportabile dovuto alla nostra pelle bruciacchaiate da tante ore di sole e al clima torrido soffocante.

Giorno 6 Settembre







L'ALTALENA ASSASSINA

Ahimè questa mattina dopo settimane di piedi al vento devono rimettermi le scarpe, saluto le mie ormai ex ciabatte e prendiamo il traghetto per Playa del Carmen, qui trovo un piccolo negozietto dell'Havainas e mi compro un nuovo paio molto simile al vecchio per evitare crisi di nostalgia.
In tarda mattinata raggiungiamo Puerto Morelos, ci sitemiamo in un'elegantissima capanna di un bel residence (purtroppo lontano dalla spiaggia) e stiamo in spiaggia tutto il giorno, bellissima e poco turistica.
Dopo una cena a base di tacos e un ghiacciolo di FRUTTA FRESCA (scoperti a Tulum, il migliore in assoluto è ananas e peperoncino!) ci spapranziamo nella capanna bevendo birra e guardando un documentario sui vizi capitali nel mondo animale. Durante una pausa sigaretta mi dondolo un po' sull'altalena del residence e rischio la frattura dell'osso del collo: il ramo su cui è legata si spezza e cado a gambe all'aria! Meglio andare a dormire!

Giorno 5 Settembre









ADDIO CARE INFRADITO

Oggi dopo il classico frullatone di frutta mattutino noleggiamo uno scooter e ci facciamo il giro (una cinquatina di kilometri) di tutta la costa dell'isola, molto bello ma un po' deludente, le spiagge sono poco curate e lungi da essere paesaggi caraibici da sogno.
Per rompere un po' la routine pranziamo in un self-service di un ipermercato, mentre nel pomeriggio concludiamo la giornata con un po' di snorkeling in un ¿allevamento? di mante.
Alla sera torniamo al ristorante di ieri e le mie fedelissime infradito dopo anni di onorato servizio mi abbandonano: mi si rompe la ciabatta sinistra.

Giorno 4 Settembre




A NUOTO COI DELFINI

Colazione in fretta e furia e pulmino per Playa del Carmen, una città-spiaggia da cui partono i traghetti per le varie isole caraibiche, oggi tocca alla prima del nostro itinerario, Isla de Cozumel. C'eravamo messi d'accordo con Eddie e l'americano per prendere assieme il traghetto però purtroppo la sbornia di ieri si è fatta sentire e siamo arrivati al porto un'ora più tardi rispetto a quanto conocordato.
Non appena approdiamo ci sistemiamo in un hotel molto accogliente e Paola cerca un centro sub per fare delle immersioni, visto che secondo le guide quest'isola è uno dei migliori posti dei Caraibi (e quindi del mondo) per lo scubadiving.
È fortunata, trova una buona offerta e un insegnante-guida tutto per lei, spartendo la barca con altri tre sub esperti che faranno lo stesso giro per gli affari loro. Per un buon prezzo mi posso unire anch'io, mentre loro si immergeranno io potrò fare snorkeling in superficie.
Il tour è spettacolare, anche se purtroppo per ovvi motivi non posso godermelo come Paola e gli altri sub, abbiamo anche l'incredibile fortuna di imbatterci in un branco di delfini, fantastico!
Alla sera cercare un ristornate è un inferno, i camerieri ci assalgono armati di menù e faccia tosta per convincerci a cenare da loro, ma alla fine ci fidiamo della Lonely Planet e mi sparo un bel cockatail di gamberi e un piattone di polipo alla tequila!

Giorno 3 Settembre






SNORKELING E GROTTE

Ci svegliamo prestino, facciamo colazione prendiamo un pulmino per Akumal, una spiaggetta ad una ventina di kilometri da Tulum famosa per la sua ricchissima fauna marina.
Appena arrivati ci mettiamo maschera e pinne noleggiate il giorno prima e ci immergiamo: già a pochi metri dalla riva possiamo nuotare con tartarughe giganti, pesci pagliaccio, pappagallo, razze ed un'infinità di altri pescetti tropicali coloratissimi, non avevo mai visto prima così tanta vita sotto acqua. Il troppo economico kit da snorkeling non mi soddisfa e decido di comprarmi degli occhialini nel negozietto di attrezzatura subacquea della spiaggia. Il mondo è veramente piccolo: la padrona è una simpatica signora padovana e mentre sono alle prese con la scelta degli occhialini mi compare davanti una faccia conosciuta, è Eddie, il ragazzo tedesco che ho conosciuto a Città del Messico con cui siamo andati a Teotihuacán, che bel reincontro! È accompagnato da un ragazzo americano, rifaccio la sessione di snorkeling con loro per provare i miei nuovi occhialini subacquei.
Pranziamo tutti e quattro insieme in un piccolo baretto distante dalla spiaggia per risparmiare un po', dopodicchè passiamo per un supermercato per comprare qualche Corona gelata (che è diventata la mia birra da spiaggia preferita).
Verso le 15.00 abbandonimao i nostri amici per andare a vedere il cenote de Dos Ojos (il cenote dei due occhi, ossia delle grotte stalagtitiche con presenza di acqua dolce). Dopo qualche kilometro in pulmino paghiamo il salitissimo ingresso per il parco del cenote e la guida che ci accompagnerà.
Ci muniscono di torce subacquee e ci immergiamo, l'acqua è fredda e buia, l'atmosfera è incredibile, un geologo impazzirebbe con tante sculture naturali.
Il tour dura poco più di mezzora, troppo poco per quello che abbiamo pagato, ma una volta nella vita vale la pena visitare un cenote anche se a caro prezzo.
Torniamo quindi a Tulum e ci becchiamo con i nostri amici Jordie e Amelie per cenare e fare un po' di festa, visto che domani loro torneranno in Europa ed oltretutto è sabato.
Beviamo fino a tardi, poi accompagnamo i nostri amici in stazione, dove prenderanno l'autobus che li porterà fino all'aeroporto di Cancun. Ci imbattiamo in un ragazzo veneto, anche lui ospite dell'ostello e non ancora sazi di birra e margarita ritorniamo in cerca di un bar aperto. Riusciamo a malapena a ordinare un drink che pochi minuti dopo il locale deve chiuedere e a malincuore siamo costretti ad andare a dormire.

Giorno 2 Settembre










LA RIVIERA MAYA

Verso le 5.00 (si suppone, la verità non la scoprirò mai) delle fastidiosissime goccioline di pioggia sul viso cominciano a disturbarmi il sonno, cerco di ignorarle pigramante ma la loro dimenisone e quantità crescono irrimediabilmente e siamo costretti ad abbandonare le amache per rifugiarci in una tenda comune assieme ad altri ospiti del campeggio stretti come sardine. La pioggia si converte in acquazzone tropicale e il sonno in incubo, sia per la scomodità del terreno sia per lo spazio sempre più limitato dovuto all'affollamento della tenda.
Non appena sorge il sole siamo talmente asfisiati che preferiamo uscire dalla tenda morti di sonno piuttosto che rimanere a soffrire nella tenda.
Tulum è famosa per le sue rovine sulla spiaggia, uno spettacolo incredibile da non perdere ma accessibile solamente dall'ingresso sulla strada a pagamento e non dalla ripida scogliera su cui si affaccia. Da bravi avventurieri coraggiosi e senza soldi noi non ci stiamo: vogliamo provare ad entrare senza pagare direttamente dalla costa.
Dopo un paio di kilometri arriviamo alla scogliera e tentiamo il tutto per tutto. Gli scogli sono appuntiti come lame affilate e le mie infradito sono messe a dura prova, non c'è nemmeno l'ombra di un sentiero, solo scomodissime rocce e fastidiosissime sterpaglie, ci stiamo per rinunciare, quando improvvisamente arriviamo a delle barriere di corda che circoscrivono la zona archeologica: è ancora presto e ci sono pochissimi turisti, scavalchiamo e siamo dentro, ce l'abbiamo fatta!
In una decina di minuti le rovine si riempiono di visitatori, noi li guardiamo orgogliosi come se fossero tutti degli sfigati.
Il sito archeologico è una spettacolo unico, arricchito da una bellissima ma affollatissima baia ed un'invasione di iguane, dopo nemmeno mezzora però siamo costretti ad uscire per il caldo insopportabile.
Torniamo al campeggio e onde non ripetere la terribile esperienza di stanotte decidiamo di tornare al vecchio ostello in centro.
Nel pomeriggio recuperiamo le forze con un po' di svacco in spiaggia, mentre alla sera per variare la dieta ceniamo con una pizza american-style, ananas inclusa!

Giorno 1 Settembre








CARAIBI!

Dopo una gran colazione in ostello (con pancake made-by-your-own sulla piastra) si va in spiaggia in cerca di una sistemazione più "caraibica", tipo capanna o campeggio.
L'incontro ravvicinato con il mare è spettacolare, mai in vita mia avevo visto un'acqua così azzurra e una spiaggia così fina e bianca.
Le capanne risultano essere troppo care per le nostre tasche ma non per quelle di Jordi e Amelie(i nostri amici), quindi stanotte ci separeremo poichè noi decidiamo di inaugurare le nostre amache pagando appena 3 euro per una "piazzola" tra due palme in un campeggio forse troppo essenziale, tenuto da un rastone messicano e la sua ragazza comasca.
Dopo eserci sistemati finalmente possiamo cazzeggiare un po' in spiaggia ed andare a mangiare dell'ottimo pesce con degli eccellenti peperoncini piccantissimi ripieni in un ristorante che solo dal nome trasuda Messico: El Mariachi.
Dopo qualche partita a carte (al famoso gioco francese "occhio del culo") con i nostri amici rimaniamo ancora un po' in spiaggia e compriamo due bei pescioni ("rubias", ossia "bionde") a dei pescatori appena tornati a riva da cucinare stasera nelle braci a disposizione del campeggio.
Io e Paola torniamo in centro per un po' di Internet e comprare birra, spezie e patate per il pesce. Facciamo un po' tardi e quando torniamo Jordi a Amelie hanno già affidato il compito di preparare i pescioni alla madre del proprietario (una egocentrica signora che nonostante l'ambiente hippy è alquanto comandona, invadente e rompicoglioni) e ad un pazzo scatenato delirante inutile e nullafacente (José) che vive "in prestito" nel camping grazie alla mance dei tursti più ingenui che facendosi intortare gli lasciano piccole (o grandi) offerte.
Non appena io e Paola capiamo che pure noi dovremo lasciargli una mancia per il servizio ci rimaniamo malissimo, offesi nell'orgoglio, insultati e vittime del suo codardissimo sistema di guadagno.
Alle 23.30 finalmente si cena al buio, illuminati solo da qualche candela, nel silenzio più assoluto (la costa di Tulum nonostante la quantità di complessi turistici è un cimitero) rovinato però dallo sbraitare del cuoco José che con la sua infinita maleducazione non lascia riposare i nostri compagni di amaca raccontando le sue imprese amorose e culinarie. E non è tutto, questo goffo porcello travestito da uomo dopo aver incassato i nostri soldi si unisce alla cena, mangiando più di noi quattro messi insieme. Bisogna ammettere però i pesci sono eccellenti, cotti al cartoccio sulle braci immersi in due salse preparate da lui.
Dopo aver spreparato i nostri amici se ne vanno e ce ne andiamo a nanna, che bello, si inaugurano le amache guatemalteche in spiaggia!