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Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 29 Agosto









MORSI E SABBIE MOBILI

Alle 5.00 la guida, un ragazzo della mia età di nome Vladimir, passa a prenderci in ostello con mezzora di ritardo, morti di sonno ci accompagna alla macchina assieme a Miri (la ragazza israeliana convinta da Paola), all'autista e all'assistente guida, suo papà, un simpatico piccolo signore che per lasciarci il posto si stende nel bagagliaio.
Dopo circa un'ora di viaggio arriviamo al sentiero che ci condurrà al primo sito archeologico dell'escursione, El Ztoz, qui facciamo colazione con frutta e pesantissime tortillas di mais e avocado e conosciamo Marvin, il cugino della nostra guida, un ragazzino di 15 anni che ha il compito di badare a una mula che trasporterà i viveri per i due giorni di tour.
Il senitero non è difficile, ma gli oltre 30 gradi di temperatura e l'afa insopportabile rendono il cammino sfiancante. Ad un certo punto il ciglio del sentiero si fa stranamente più bianco, non ci faccio caso e lo calpesto, improvvisamente senza accorgermi comincio a sprofondare, passo dopo passo mi ritrovo sepolto fino ai polpacci, Marvin mi aiuta a risalire alla terra ferma e mi spiega che sono incappato in una piccola pozzanghera di sabbie mobili, wow, pensavo esistessero solo nei film!
Poco dopo devo fare pipì e per salvaguadre la mia privacy mi addentro di pochi metri nella selva (che nonostante le piante tropicali non mi sento di chiamarla giungla): giusto il tempo di riporre i gioielli di famiglia al loro posto e mi sento mordere sul polpaccio. Il dolore è lancinante e spaventatissimo chiedo aiuto a Vladimir, sono terrorizzato, ho paura di essere stato morso da un serpente. Fortunamente dopo una rapida diagnosi figlio e padre non hanno dubbi: la bestiolina mi ha provocato solo un buco e non perdo sangue, deve trattarsi quindi di una puntura di un bruco, me la cavo con un po' di gonfiore e un acutissimo bruciore che in qualche ora svanisce.
Dopo circa 12 km arriviamo sfiniti (più per il caldo che per la fatica) all'accampamento, un piccolo rifugio in mezzo alla giungla usato sopratutto dai biologi per i loro studi. Siamo soli, oltre a noi ci sono solamente i due guardiani del rifugio.
Dopo un bel pranzetto cucinato dalle sapienti mani del papà di Vladimir facciamo una breve siesta nelle amache a disposizione ricavate da dei sacchi di plastica di patate.
Nel pomeriggio visitiamo El Ztoz, un'antica città maya edificata da uno dei primi nuclei di maya che si disgregarono dalla società, provocando un po' alla volta la scomparsa di tutta la civiltà, poi saliamo fino alla vetta di una collina per ammirare dall'alto la giungla che attraverseremo domani.
Ormai il tramonto sta scendendo e come vuole la leggenda i pippistrelli cominciano ad uscire dalle loro tane in cerca di cibo, ci dirigiamo quindi alla loro grotta, una lunga fessura sotto un cumulo di macigni ed assistiamo ad uno spettacolo a dir poco incredibile: decine di migliaia di pippistrelli svolazzando nel cielo sopra una montagna di escrementi, mozzafiato!
Torniamo al rifugio, ci laviamo con delle docce ad acqua piovana e ceniamo, il piccolo cuoco si dimostra infallibile.
Dopo una scorpacciata di grasse risate montiamo amache e zanzariere sotto una tettoia, non sono nemmeno le 21 ma ci meritiamo una bella dormita!

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