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Ciao a tutti!



Visto le numerose richieste di aggiornamenti da parte di amici e non, ho deciso di raccogliere tutti gli aneddoti, i pensieri e le disavventure che mi sono capitate in un questo lungo viaggio in modo da tenervi informati e perchè no, un giorno rileggere questi appunti e capire perchè quella volta, nell'estate 2010, ho deciso di visitare il Sud di questo enorme continente.

Clicca qui per vedere il mio itinerario.

Spero vi piaccia, buona lettura!

P.S. Per chi non avesse dimestichezza con i blog: bisogna leggerlo dal basso verso l'alto!!!

Giorno 20 Luglio


















EL SALAR DE UYUNI

Siamo quindi d Uyuni ed anche se sono solo le 6.30 c'è già il sole (finalmente uno dei vantaggi di essere in Bolivia!) e i negozi e le agenzie cominciano ad aprire.
Cominciamo quindi con i nuovi amici la ricerca di un buon tour per il deserto di sale, una delle imperdibili perle di viaggio di ogni backpacker in Sud America. Sembrerebbe che trovare una buona agenzia non sia così semplice, l'intera città vive di turismo e quindi l'offerta di tour è talmente vasta che è difficile orientarsi, in più ci sono mille dettagli da considerare, specie per le escursioni multigiorno: l'esperienza della guida, il tipo di jeep, la quantità di cibo, l'alloggio, ecc...
Nonostante ciò in meno di venti minuti riusciamo a contrattare il tour, ed il motivo è molto semplice: i poveri cittadini di questa città non vedono la corrente da quattro giorni e di conseguenza non funzionano le pompe di benzina, la quale si può acquistare solo al mercato nero (che costa circa il triplo) e quindi la stragrande maggioranza delle agenzie chiedono prezzi spropositati o addiritura non possono nemmeno partire.
La scelta è dunque facile: tra le poche con un prezzo accessibile e con un aspetto decente (per essere in Bolivia) ce n'è solo una che abbia quattro posti liberi per oggi stesso per un tour di due giorni.
La partenza è alle 10.30, abbiamo un sacco di tempo a disposizione per fare colazione, fare un po' di spesa e comprare i biglietti del pullman per Potosí (prossimo destino) per domani pomeriggio (19.00) quando torneremo dal salar.
Alle 10.30 si parte in un jeep da otto persone, con noi c'è anche mezza famiglia coreana, ossia mamma e due bambini di circa 6-8 anni, facciamo scomesse su chi dei tre morirà per primo.
Prima tappa dopo solo pochi minuti: "il Cimitero dei treni". È una specie di dscarica di locomotive e vagoni stile Far West in mezzo al deserto (di sabbia e sale), nulla di esaltatante direte ma in realtà è veramente affascinante, sembra una enorme opera d'arte moderna, dà proprio una sensazione di desolazione.
Circa un'ora dopo si comincia a notare un riflesso di luce pazzesco, impossibile resistere senza occhiali da sole: è l'infinita massa bianca di sale del deserto che si comincia a vedere. Poco dopo finalmente ci siamo: mai visto nulla di simile, 11500 km2 di sale bianchissimo che si estende fino all'orizzonte, intorno nulla, solo qualche operaio che ammucchia il sale per poi portarlo alle fabbriche di mattoni.
Questo è proprio uno di quei momenti in cui ti accorgi di quanto è bello viaggiare e di quante meraviglie nascoste ci sono nel mondo.
Scattiamo centinaia di foto, poi ci rechiamo all'albergo di sale (fatto INTERAMENTE di sale) per mangiare. La guida è un simpatico signore sulla quarantina, è molto gentile, abbastanza esperto del posto anche se parecchio ignorante ed è anche un furbacchione: dovrebbe cucinare lui, invece con la sua faccia tosta lo si vede scaricare i viveri dalla macchina e lasciarli alle signore della cucina per prepararci il pranzo.
Nonostante i problemi con la benzina c'è un'invasione di turisti, posso contare almeno 30 jeep sparse per i vari punti di ristoro della zona.
Dopo un pranzo sorprendentemente buono andiamo tutti all'isola, ossia una collina di terra ricoperta di catus che emerge dal sale, anche qui è uno spettacolo, sembra un'isola in mezzo al mare. Qui i ricchi possono prendere un aereo da sei e fare il volo panoramico dell'isola.
Più tardi andiamo a vedere la laguna dei fenicotteri per aspettare il tramonto però dobbiamo rimanere soli: i bimbi non ce la fanno e la guida deve accompagnarli (mamma inclusa) al rifugio dove dormiremo.
Aspettiamo quindi il tramonto per le ultime foto, dopodicchè di corsa ci incamminaniamo verso il rifugio per scappare dall'imminentte gelo notturno.
Il rifugio è di cemento e sale, grezzissimo, c'è acqua solo fino alle 21, poi le tubature si congelano, l'elettricità è fornita da dei panelli solari sul tetto e ed è a disposizione solo per poche ore ma per una notte va bene.
Ceniamo presto assieme ad altri gruppi, c'è praticamente un dominio assoluto inglese.
Ormai è da parecchio che non inconro un italiano, forse per lo spirito di adattamento che richiede viaggiare in queste zone o forse per il fatto che la maggioranza dei connazionali non vuole allontanarsi dalle spiagge in estate.
Alle 22 si va a nanna perchè alle 7 ci si deve svegliare perchè ci aspeta un altro giorno impegnativo.

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