
CARAIBI!
Dopo una gran colazione in ostello (con pancake made-by-your-own sulla piastra) si va in spiaggia in cerca di una sistemazione più "caraibica", tipo capanna o campeggio.
L'incontro ravvicinato con il mare è spettacolare, mai in vita mia avevo visto un'acqua così azzurra e una spiaggia così fina e bianca.
Le capanne risultano essere troppo care per le nostre tasche ma non per quelle di Jordi e Amelie(i nostri amici), quindi stanotte ci separeremo poichè noi decidiamo di inaugurare le nostre amache pagando appena 3 euro per una "piazzola" tra due palme in un campeggio forse troppo essenziale, tenuto da un rastone messicano e la sua ragazza comasca.
Dopo eserci sistemati finalmente possiamo cazzeggiare un po' in spiaggia ed andare a mangiare dell'ottimo pesce con degli eccellenti peperoncini piccantissimi ripieni in un ristorante che solo dal nome trasuda Messico: El Mariachi.
Dopo qualche partita a carte (al famoso gioco francese "occhio del culo") con i nostri amici rimaniamo ancora un po' in spiaggia e compriamo due bei pescioni ("rubias", ossia "bionde") a dei pescatori appena tornati a riva da cucinare stasera nelle braci a disposizione del campeggio.
Io e Paola torniamo in centro per un po' di Internet e comprare birra, spezie e patate per il pesce. Facciamo un po' tardi e quando torniamo Jordi a Amelie hanno già affidato il compito di preparare i pescioni alla madre del proprietario (una egocentrica signora che nonostante l'ambiente hippy è alquanto comandona, invadente e rompicoglioni) e ad un pazzo scatenato delirante inutile e nullafacente (José) che vive "in prestito" nel camping grazie alla mance dei tursti più ingenui che facendosi intortare gli lasciano piccole (o grandi) offerte.
Non appena io e Paola capiamo che pure noi dovremo lasciargli una mancia per il servizio ci rimaniamo malissimo, offesi nell'orgoglio, insultati e vittime del suo codardissimo sistema di guadagno.
Alle 23.30 finalmente si cena al buio, illuminati solo da qualche candela, nel silenzio più assoluto (la costa di Tulum nonostante la quantità di complessi turistici è un cimitero) rovinato però dallo sbraitare del cuoco José che con la sua infinita maleducazione non lascia riposare i nostri compagni di amaca raccontando le sue imprese amorose e culinarie. E non è tutto, questo goffo porcello travestito da uomo dopo aver incassato i nostri soldi si unisce alla cena, mangiando più di noi quattro messi insieme. Bisogna ammettere però i pesci sono eccellenti, cotti al cartoccio sulle braci immersi in due salse preparate da lui.
Dopo aver spreparato i nostri amici se ne vanno e ce ne andiamo a nanna, che bello, si inaugurano le amache guatemalteche in spiaggia!
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